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La stipulazione dell’istromento che m’ha fatto immeritatamente padrone dell’oliveto, avvenne addirittura in un giorno di festa: nel giorno di Sant’Andrea, patrono, come ho detto, della nostra città. Lo scelse di diritto il commendator Pópoli perchè in quel torno di tempo egli si trovava in campagna e, dovendo per consuetudine e per religione venire ad assistere alla funzione in duomo e alla processione in piazza, ordinò al notajo di convocarci a processione finita. E ci si ritrovò là in abiti da festa, i quali in provincia sono su per giù gli abiti con cui ci si veste per accompagnare i funerali. La cerimonia assunse così, almeno per me, una solennità anche più memorabile.

Il notajo che m’è amico, essendo io giunto prima degli altri, mi prevenne che il Pópoli avrebbe tentato fino all’ultimo di convincermi a rinunciare alla compera e di sciogliere il compromesso magari con un bel premio: – Ma tu tieni duro. Un affare come questo non ti capiterà più mai. Anche col ribasso che c’è sui

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