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stazione e gli annunciò che la nomina era fatta. Nestore non capì nemmeno di quale nomina parlasse. Si trattava della tua nomina a cavaliere.
— E Nestore che gli rispose? — Gli rispose che avevano fatto il loro dovere. Niente altro. La mattina dopo il medico provinciale venne a cercarmi in farmacia per scongiurarmi a nome del sottoprefetto che accettassi la croce. Il sottoprefetto si sarebbe trovato in una condizione penosa, forse avrebbe perduto il suo posto. Lui, il medico provinciale, gli aveva garantito un mese prima la mia fede monarchica. — Ma insomma mi fanno cavaliere perchè sono monarchico o perchè mio figlio è socialista? Il collega mi rispose sereno: — Scegli tu. Che potevo fare? Accettai la croce. Ricevetti molte congratulazioni, un banchetto dai colleghi, le insegne dal farmacista. Ad ogni stretta di mano, ad ogni brindisi, ad ogni lettera mi ripetevo il dilemma. Ma dal vedere riflessa in me quasi la maestà stessa e la lealtà del Governo, confesso che trassi per qualche giorno una specie d’orgoglio. Del resto, in una settimana m’abituai a sentirmi chiamare cavaliere, tanto che mi pareva d’essere stato nominato non da sette giorni ma da sette anni.