< Pagina:Olanda.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

L'AJA. 241

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Olanda.djvu{{padleft:253|3|0]]come in Olanda si veda e si senta a ogni passo qualcosa che rammenta le sue colonie; come un raggio del sole delle Indie penetri a traverso la sua bruma e colori la sua vita. Oltre i bastimenti che portano un soffio di quei paesi nei porti delle sue città, oltre gli uccelli, i fiori, i mille oggetti, che come suoni sparsi d’una musica lontana, fanno balenare alla mente l’immagine d’un’altra natura e d’un’altra razza; non è raro incontrare nelle città d’Olanda, in mezzo ai mille visi bianchi, faccie abbronzate dal sole, di gente nata o vissuta per molti anni nelle colonie; negozianti che parlano con vivacità insolita delle donne brune, dei banani, dei boschi di palme, e dei laghi ombreggiati dalle liane; giovani arditi che si rischiarono in mezzo ai selvaggi dell’isola di Borneo e di Sumatra; scienziati, letterati, ufficiali che parlano degli adoratori dei pesci, degli ambasciatori che portan le teste dei vinti appesi alla cintura, dei combattimenti dei tori e delle tigri, delle furie dei bevitori d’oppio, delle moltitudini battezzate colle pompe; di mille cose strane e mirabili, che fanno un effetto singolare dette da quella gente fredda in quel paese tranquillissimo.

La poesia dopo aver perduto il Da Costa, discepolo del Bilderdijk, poeta religioso ed entusiasta, e il Genestet, poeta satirico, morto giovanissimo, non ha più che pochi campioni della generazione passata, i quali tacciono, o cantano con voce affievolita. In peggiori condizioni è il teatro. Gli artisti olandesi

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.