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296 | AMSTERDAM. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Olanda.djvu{{padleft:308|3|0]]zarsi;altre si toccano quasi coi tetti, non lasciando vedere che un filo di cielo; altre pendono da due parti opposte, presentando la forma d’un trapezio rovesciato; e paion case da palcoscenico nell’atto che son portate via per cangiare la scena. Furon costrutte così appositamente per lo scolo delle acque, s’inclinarono perchè cedette il terreno? V’è chi crede la prima e chi la seconda cosa; ma i più le credon tutte e due, il che mi pare più ragionevole. Ed anche in quei laberinti, dove formicola una plebe pallida e trista per la quale un raggio di sole è una benedizione di Dio, si vedono vasi di fiori, specchietti e tendinette alle finestre, che rivelano una povertà non scompagnata dal gentile amor della casa.
La parte più pittoresca della città è quella compresa nella curva dell’Amstel, intorno alla grande piazza del Nuovo Mercato. Là si vedono crocicchi di strade tenebrose e di canali deserti, piazzette solitarie circondate da muri che sgocciolano acqua, case filigginose, muffose, screpolate, decrepite, bagnate da acque morte ed immonde; vasti magazzini, con tutte le porte e le finestre chiuse; barche e barconi abbandonati in fondo a canali senza uscita, che hanno l’aria di aspettare dei congiurati o delle streghe; mucchi di materiali da costruzione, che presentan l’aspetto di avanzi d’incendio o di rovina; bacini coperti d’erba e chiassuoli fangosi; muri, acqua, ponti, tutto nero e tetro, da destare in chi passi di là per la prima volta, un sentimento di inquietu-