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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Olanda.djvu{{padleft:358|3|0]]hanno due porte: una davanti e una di dietro; questa per l’entrata e l’uscita di tutti giorni; l’altra che si apre soltanto nelle occasioni solenni della vita, come nascite, morti, matrimoni.
I giardini non sono meno strani delle case. Paiono fatti per i nani. I viali sono appena tanto larghi da poterci mettere i piedi, le aiuole si cingono colle braccia, i capanni contengono a stento due personcine rannicchiate, le siepi di mortella non arrivano ai ginocchi d’un bambino di quattr’anni. Fra questi capanni e queste aiuole vi sono dei canaletti che paion fatti per metterci delle barche di carta, sui quali s’incurvano dei ponti di legno, puerilmente superflui, con colonnine e spallette colorite; bacini grandi come una tinozza da bagno riempiti da una barchetta lilliputtiana, legata con un cordoncino rosso a un palo color celeste; piccoli scali, piccoli orti, piccoli crocicchi, pergolatelli, porticciuole, cancellatine, tutte cose che si possono misurare con una mano, superare con un salto e buttar all’aria con un pugno. Intorno alle case e ai giardini s’innalzano alberi tagliati in forma di ventagli, di pennacchi, di dischi, di trapezi, coi tronchi coloriti di bianco e d’azzurrino, e qua e là casette di legno per gli animali domestici, variopinte, dorate e scolpite come piccole reggie da marionette.
Data un’occhiata alle prime case e ai primi giardini, m’inoltrai nel villaggio. Non c’era anima viva nè per le strade nè alle finestre. Tutte le porte eran chiuse, tutte le tendine calate, tutti i canali