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414 IL ZUIDERZEE.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Olanda.djvu{{padleft:426|3|0]]noi nati verso la metà del secolo decimonono avremo le braccia in croce, come dice il Praga, e le radici delle viole sul capo.


Appena s’è oltrepassato Medenblik, si vedono sulla riva opposta del Zuiderzee i campanili di Stavoren, la più antica città della Frisia, così chiamata, dicono gli etimologisti, dal dio Stavo che gli antichi Frisoni adoravano. Questa città, che non è più che un piccolo villaggio d’aspetto triste, circondato da grandi bastioni e da paludi, era, al tempo in cui Amsterdam non esisteva ancora, una città grande, bella e popolosa, nella quale risiedevano i re di Frisia e affluivano tutte le mercanzie dell’Oriente e dell’Occidente, così che le avean posto il glorioso nome di Ninive del Zuiderzee. Una strana leggenda, che però è fondata sopra un fatto vero, l’insabbiamento del porto, spiega la prima cagione della sua miserabile decadenza. Gli abitanti, spropositatamente arricchiti col commercio, erano diventati orgogliosi, vani, dissipatori, e spingevano il loro lusso forsennato sino a dorare le balaustrate, i chiavistelli, le porte, i più umili utensili delle loro case. Ciò dispiacque al buon Dio, il quale deliberò di infliggere alla insolente città un castigo solenne, e n’ebbe ben presto l’occasione. Una ricca mercantessa di Stavoren noleggiò un bastimento e lo mandò a Danzica a pigliare un carico di non so che merci preziose. Il capitano del bastimento arrivò a Danzica, ma non riuscì a trovare le merci

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