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zelanda. 31

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Olanda.djvu{{padleft:43|3|0]]nude nate per le strade della città, con due pietre appese al collo e un cilindro di ferro sulla testa? Andiamo, quest’ultima meraviglia non si vede più; ma le pietre esistono ancora e ognuno le può vedere nella casa municipale di Brauwershaven.

Il bastimento entrò in quella parte del braccio meridionale della Mosa che si chiama Volkerak; la scena era sempre la stessa: dighe e poi dighe, punte di campanili e case nascoste, qualche bastimento qua e là; una sola cosa era cangiata, il cielo.

Vidi allora per la prima volta il cielo olandese nel suo aspetto ordinario, e assistetti a una di quelle battaglie di luce, proprie dei Paesi Bassi, che i grandi paesisti d’Olanda ritrassero con una efficacia insuperabile. Fino allora il cielo era stato sereno, era una bella giornata d’estate, le acque azzurre, le rive verdissime, l’aria calda e non un fiato di vento. Tutt’ad un tratto, una nuvola densa nascose il sole, e in men che non si dice, ogni cosa cambiò aspetto in una maniera da far pensare che si fosse cangiato tutt’a un tratto di stagione, d’ora, di latitudine. Le acque diventaron cupe, il verde delle rive si fece smorto, l’orizzonte si nascose dietro un velo grigio, ogni cosa apparve come circonfusa d’una luce crepuscolare che ne sfumava i contorni, e si levò una brezza maligna che metteva freddo nelle ossa. Pareva d’essere in dicembre, si sentiva l’uggia dell’inverno e quell’inquietudine che mette nel cuore ogni minaccia improvvisa della natura. Poi, da tutto il cerchio dell’orizzonte cominciarono a salir nuvole

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