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CAPITOLO SECONDO

119 ino che il prole spolverizzava mitologìa anche sopra i sonetti da chiesa, «ma il classicismo» aggiunse fiutando verso di Alberto «sento io, no j è in viaggio». Intanto, amichevolmente si offriva a fornir la pestata di Giove, Giunone, e compagni. Dopo, i due fratelli in Apollo lènner consulla circa il come produrre a donna Giacinta la ode. Consegnargliela ? No, era troppo alla buona : ai versi, via l’importanza, che resta ?... Lèggergliela ? Bene ; non peraltro, benìssimo. Lì ci voleva la cos'ideila sorpresa. Oh santolina ! — sciamò il reverendo — trovato ! — ('osa ? — dimandò Alberto. Ma — osservò il reverendo, accarezzandosi il mento — or che ci penso ! mi abbisognerebbe una tal (piale idea del pranzo di gala.... Perchè ? Perchè — fè il prete misteriosamente — se ci fosse un pasticcio.... Giove Barbetta ! — e finì con una espressiva mìmica. Alberto approvò a più riprese. — Per il pasticcio, stia certa.... Xe parlerò 10 al cuoco. E guarda — raccomandò il reverendo eh’esso sia di Stràsburg. K la forma indicata. Un altra sminuirebbe rclTctto.... —' Stia certa. — Lasciàronsi in questa intesa. E Alberto riuscì a far porre nella minuta 11 pasticcio, e nel pasticcio la poesia. Giunto il dì natalizio, venula l’ora tòpica, don Romualdo eseguì il taglio solenne, e : — Ooli ! ("osa c’è ? — chièsero i commensali. — Non so bene ; sembra una carta — rispose don Romualdo, guardando con un fare

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