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La maestrina d'inglese
225 Ica dir milionario) per cui, egli ed Aurora, avrebbero circondato il «lor babbo» di tutti gli agi possibili. La quale ùltima corda non sonò male al papà. — Insemina finì il giovanotto, pigliando a colui, con preghiera e speranza, una mano — ella può fare la felicità di 11 >i due. *— Bene; questo argomento — chi non vuol creder non creda *— ruinò tutta la càusa. Il falso-egoismo susu/rrò tosto all'infermo, che, là ove due si àman da vero, un terzo e di troppo; ch’ei sembrerebbe una pezzuola-cotone, a villani colori, sudicia, in un cas- settino di fazzoletti-battista, a ricami, bianchissimi, profumati; poi, susurrò ch’egli trarrebbe la vita in un palazzo sì, ma non suo, in mezzo a tappeti, a tappezzerìe di stoffa, a mobiglia intarsiata, ma di altri.... e d’altri anche la figlia! e, tra una folla di servi, servo; in conclusione, ch'egli \ivrtbbe splendidamente di carità», senza il diritto ad un lagno. E Aurora intanto ed Enrico, a divertirsi, a gioire!... «gaudiumque coeli poena poenarum dainnatis». Rispose dùnque di netto : — No. — No? Enrico era di sùbita ira. Abbiate pazienza! c’è il vino spumante e c’è il muto. Enrico, alzàtosi impetuoso, rifilò sur il tàvolo un pugno, tale, che lo isfondò, gridando: — Cattivissìssimo uomo! — Il signor Pietro, lui e la sua poltrona, ruzzolò fino in fondo alla stanza, pàllido, come se l’omèrica botta avèsselo contracolpito. — Fuori!.... via!... — gridava; ed Enrico, ispaventato dallo spavento del vecchio, pigliò a precipizio la porta. Ma, a mezza scala, diede nella fanciulla. — Aurora! — esclamò, baciàndola in viso — io ti chiesi a tuo padre. Egli.... mi ti ha negata!... Lo spaventai.... perdona — e in quattro frasi la fece cónta di tutto. Ed essa? essa pure baciollo.... basta? sì ch’egli uscì clic lanciava scintille. Dossi. \ 15