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8 | l’altrieri |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Opere (Dossi) I.djvu{{padleft:39|3|0]]sedia alta, a bracciuoli, con al collo un gran tovagliolo. La sala ò calda, inondala dal giallo chiarore di una lucerna a olio e, intorno intorno alla tàvola dalla candidissima mappa, dai lucenti cristalli quà e là arrubinali, dalla scintillante argenteria, vi ha molti visi — di chi, non sovvengo — visi rossi ed allegri, da gente rimpinzila.
E Lì, due mani in bianchi guanti posano nel mezzo, su un piallo turchi no, quel dolce che ò la vera imà*nne dell’inverno, clic O 7 cosi bene rappresenta la neve e le foglie secche.
Io batto le palme, e.... Io mi trovo un cialdone, gonfio di lattemiele, appiccicato al naso....
E tulio rovina. Segue una tenebria: a ine par d’èssere solo, solissimo, in una profonda caverna in cui l’aqua stilla, gelata, lungo le pareli
- in cui la terra risuona. E mi fu detto ch’io ebbi molto Irìbì ... Sia! doppiamente presto che sopra un teatro, la scena si muta. Rimpolpalo, rimpenuato, stavolta le rondinelle mi scòrgono in un giardino a capo di una viuzza orlata dall’ima e dall’altra banda con cespi di sempreverdi. 11 cielo è d’un azzurro smagliante
- l’àura, fresca, odorosa. I na bambina con i capelli sciolti spunta all’estremo della viuzza e corre spingendo davanti a se un cerchio. Com’ ella mi giunge, si arresta, si sbassa
- stringendomi colle sue manine le guancie, m’appicca uno di quelli schietti baci che lasciano il succio. E il cerchio intanto,, abbandonato, traballa, disvia.... giravollando, cade.
Ma, col sangue che questo baciozzo attira, vien, pelle pelle, ogni ricordo dei tempi andati.
È la paletta che sbracia il caldano. Spiccatamente io comincio a vedere, io comincio a sentire.
E tò, in un salone che stanzeltina mi se ir-