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matematica, e dalla medicina totalmente si distraeva; ond'il padre operò che 'l Ricci di quando in quando tralasciasse le sue lezzioni, e finalmente ch'allegando scuse d'impedimenti desistesse affatto dall'opera. Ma accortosi di ciò il Galileo, già che il Ricci non gli aveva per ancora esplicato il primo libro delli Elementi, volle far prova se per sé stesso poteva intenderlo sino alla fine, con desiderio di arrivare almeno alla 47, tanto famosa; e vedendo che gli sortì d'apprendere il tutto felicemente, fattosi d'animo, si propose di voler scorrer qualch'altro libro: e così, ma furtivamente dal padre, andava studiando, con tener gl'Ippocrati e Galeni appresso l'Euclide, per poter con essi prontamente occultarlo quando 'l padre gli fosse sopraggiunto. Finalmente sentendosi traportar dal diletto et acquisto che parevagli d'aver conseguito in poco tempo da tale studio, nel ben discorrere argumentare e concludere, assai più che dalle logiche e filosofie di tutto il tempo passato, giunto al sesto libro d'Euclide, si risolse di far sentire al padre il profitto che per sé stesso aveva fatto nella geometria, pregandolo insieme a non voler deviarlo donde sentivasi traportare dalla propria inclinazione. Udillo 'l padre, e conoscendo dalla di lui perspicacità nell'intendere e maravigliosa abilità nell'inventare varii problemi ch'egli stesso gli proponeva, che 'l giovane era nato per le matematiche, si risolse in fine di compiacerlo.
Tralasciando dunque il Galileo lo studio di medicina, in breve tempo scorse gl'Elementi d'Euclide e l'opere de' geometri di prima classe; er arrivando all'Equiponderanti et al trattato De his quae vehuntur in aqua d'Archimede, sovvennegli un nuovo modo esattissimo di poter scoprire il furto di quell'orefice nella corona d'oro di Hierone : et allora scrisse la fabbrica et uso di quella