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già sparsi per l'Italia e fuori manuscritti, attenenti pure all'istessa materia, fatti da lui in varie occasioni nel corso di quel tempo in che era vissuto nell'opinione d'Aristarco e del Copernico; la quale ultimamente, per l'autorità della romana censura, egli aveva catolicamente abbandonata.

Per così salutifero benefizio che l'infinita Providenza si compiacque di conferirgli in rimuoverlo d'error così grave, non volle il Sig.r Galileo dimostrarsele ingrato con restar di promuover l'altre invenzioni di altissime conseguenze. Che perciò nel 1636 si risolse di far libera offerta alli Ill.mi et Potentissimi Stati Generali delle Provincie Unite d'Olanda del suo ammirabil trovato per l'uso delle longitudini, col patrocinio del Sig.r Ugon Grozio, ambasciador residente in Parigi per la Maestà della Regina di Svezia, e con l'ardentissimo impiego del suddetto Sig.r Elia Deodati, per le cui mani passò poi tutto il negoziato. Fu dalli Stati avidamente abbracciata sì generosa offerta, e nel progresso del trattato fu gradita con lor umanissima lettera, accompagnata con superba collana d'oro, della quale il Sig.r Galileo non volle per allora adornarsi, supplicando gli Stati a compiacersi che il lor regalo si trattenesse in altre mani sin che l'intrapreso negozio fosse ridotto a suo fine, per non dar materia a' maligni suoi emuli di spacciarlo come espilator de' tesori di gran Signori per mezzo di vane oblazioni e presuntuosi concetti. Gli destinarono ancora, in evento di felice successo, grossissima recognizione. Havevano già deputato per l'esamina et esperienza della proposta quattro Commessarii, principalissimi matematici,

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