< Pagina:Opere di Niccolò Machiavelli VI.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

DELL’ASINO D’ORO 389

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Opere di Niccolò Machiavelli VI.djvu{{padleft:409|3|0]]

Da questo venne il tuo primo martoro;
  Da questo nacque al tutto la cagione
  99Delle fatiche tue senza ristoro.
Non ha cangiato il Cielo oppinione
  Ancor, nè cangierà, mentre che i Fati
  102Tengon ver te la lor dura intenzione.
E quelli umori, i quai ti sono stati
  Cotanto avversi, e cotanto nemici,
  105Non sono ancor, non sono ancor purgati.
Ma come secche fien le lor radici,
  E che benigni i Ciel si mostreranno,
  108Torneran tempi più che mai felici;
E tanto lieti, e giocondi saranno,
  Che ti darà diletto la memoria
  111E del passato, e del futuro danno.
Forse che ancor prenderai vana gloria,
  A queste genti raccontando, e quelle
  114Delle fatiche tue la lunga istoria.
Ma prima che si mostrin queste Stelle
  Liete verso di te, gir ti conviene
  117Cercando il mondo sotto nuova pelle.
Che quella Provvidenza, che mantiene
  L’umana spezie, vuol che tu sostenga
  120Questo disagio per tuo maggior bene.
Di quì conviene al tutto che si spenga
  In te l’umana effigie, e senza quella
  123Meco tra l’altre bestie a pascer venga.
Nè può mutarsi questa dura Stella;
  E, per averti in questo luogo messo,
  126Si differisce il mal, non si cancella.
E lo star meco alquanto t’è permesso,
  Acciò del luogo esperienza porti,
  129E degli abitator, che stanno in esso.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.