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438 | serenata |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Opere di Niccolò Machiavelli VI.djvu{{padleft:458|3|0]]
E perchè la natura di mutarsi
Gli avea concesso in variati volti,
Soleva alcuna volta un villan farsi,
60Ch’avesse allotta i buoi dal giogo sciolti;
Ed ora in un soldato transformarsi,
Ed or parea ch’avesse pomi colti;
E così transformava sua natura
Per veder sol di costei la figura.
65Dipoi, per quietar le fiamme accese,
E per venir d’ogni suo voglia al fine,
L’immagin d’una donna vecchia prese
Con la rugosa fronte e ’l bianco crine,
E dentro all’orto di Pomona scese
70Tra pomi e frutte che parean divine,
E salutolla e disse: Figlia mia
Bella, e più bella assai, se fussi pia,
Beata ben tra l’altre ti puoi dire,
Da che con questi pomi ti compiaci;
75Poi la baciò, e lei potè sentire
Non esser quelli d’una vecchia i baci,
E simulando non poter più ire,
Si pose sopra un sasso e disse: taci,
Figliuola, se ti piace, meco alquanto,
80E quest’olmo che è quì, pon mente intanto.
Vedi ancor quella vite, che lui serra
Tra le sue fronde e la chiude e invoglie;
Senza quell’olmo ella sarebbe in terra,
E non si onoreria di tante spoglie.
85L’olmo, senza la vite ch’egli afferra,
Non arebbe altro in se, che rami e foglie.
Così l’un senza l’altro in poco d’ora
Inutil tronco, inutil legno fora.