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==CONSIDERAZIONE PRIMA==
Dell’uso degli antichi libri di guerra dopo il decadimento della disciplina romana
I. Le conquiste delle nazioni settentrionali nell’impero d’occidente e degli Arabi nell’Asia e nell’impero d’oriente, paragonate alle romane, appariranno eventi di fortuna ed irruzioni di popoli anzichè imprese d’eserciti istituiti dalle leggi ed agguerriti dall’arte militare. Da che la teologia e la scuola aristotelica esercitando le passioni de’ mortali predominarono tutti gli ingegni, i successori de’ signori del mondo, incuriosi del passato e del futuro, affrettavano con la loro indolenza le rivoluzioni decretate dalla natura, la quale spesso con diverse cagioni e sempre co’ medesimi effetti alterna a tutti i popoli la dominazione e la servitù.
II. Gli antichi libri, e più i greci, che in Roma giacevano ne’ monasteri, erano coltivati in Costantinopoli quasi piante in esausto terreno. Caduto il trono de’ Paleologhi, le opere militari trovarono, più felici cultori in Italia ove le lettere rifuggirono. Molte reliquie nondimeno dell’antica milizia rimasero in Grecia; la superstizione e la tirannide aveano spento negli animi gli spiriti guerrieri e l’amor della fama, ma il genio dell’arte viveva ancora ne’ libri e nella mente di que’ greci che si consolavano delle loro sciagure co’ monumenti del valore de’ loro antenati. Il Turco conquistatore ne profittò; ed incominciò a minacciare l’Europa con consiglio pari alla ferocia ed al numero delle sue schiere.