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XI.
Era la notte; e sul funereo letto
Agonizzante il genitor vid’io
Tergersi gli occhi, e con pietoso aspetto
4Mirarmi e dirmi in suon languido: addio.
Quindi scordato ogni terreno obbietto
Erger la fronte, ed affissarsi in Dio;
Mentre disciolta il crin batteasi il petto
8La madre rispondendo al pianto mio.
Ei volte a noi le luci lacrimose,
Deh basti! disse e a la mal ferma palma
11Appoggiò il capo, tacque, e si nascose.
E tacque ognun: ma alfin spirata l’alma
Cessò il silenzio e a le strida amorose
14La notturna gemea terribil calma.
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