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atto quarto. 65

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  Oh! chi soccorso
Le dà? Vedete: il suo dolor l’uccide.

  prima suora.
Fa core; ella respira.

  seconda suora.
  O sventurata!
A questa età, nata in tal loco, e tanto
Soffrir!

  una donzella.
  Dolce mia donna!

  prima suora.
  Ecco le luci
Apre.

  ansberga.
  Oh che sguardo! Ciel! che fia?

  ermengarda.
  (in delirio)
  Scacciate
Quella donna, o scudieri! Oh! non vedete
Come s’avanza ardimentosa, e tenta
Prender la mano al re?

  ansberga.
  Svegliati: oh Dio!
Non dir così; ritorna in te; respingi
Questi fantasmi; il nome santo invoca.

  ermengarda.
  (in delirio)
Carlo! non lo soffrir: lancia a costei
Quel tuo sguardo severo. Oh! tosto in fuga
Andranne: io stessa, io sposa tua, non rea
Pur d’un pensiero, intraveder nol posso
Senza tutta turbarmi. - Oh ciel! che vedo?
Tu le sorridi? Ah no! cessa il crudele
Scherzo; ei mi strazia, io nol sostengo. - O Carlo,
Farmi morire di dolor, tu il puoi;
Ma che gloria ti fia? Tu stesso un giorno
Dolor ne avresti. - Amor tremendo è il mio.
Tu nol conosci ancora; oh! tutto ancora
Non tel mostrai; tu eri mio: secura
Nel mio gaudio io tacea; nè tutta mai
Questo labbro pudico osato avria
Dirti l’ebbrezza del mio cor segreto.
- Scacciala, per pietà! Vedi; io la temo,
Come una serpe: il guardo suo m’uccide.
- Sola e debol son io: non sei tu il mio

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