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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Oriani - Il nemico.djvu{{padleft:129|3|0]]sfidando la tempesta. Un imbarazzo s’aggravò su tutta la sala. Kriloff, a fianco di Loris, aspettava che questi gli si rivolgesse per scusarsi e dir tutto in due parole; Ogareff, che aveva già riempito un bicchiere di champagne, glielo tese:

— Bevete.

— A che cosa? domandò Loris senza sorridere.

— Alla vostra guerra, ribattè Ogareff piccato.

— O alla vostra; una guerra, nella quale si berrebbe sempre champagne, e depose il calice sulla tavola senza averlo appressato alle labbra.

— Ah! disse Ossinskj: voi vorreste dunque rubare e assassinare!

— Sì.

— Bruciare tutti i castelli senza riguardo nè a vecchi nè a bambini! gridò Kepsky.

— Sì.

— Spingere i villaggi alla rivolta, perchè i reggimenti li massacrassero!

— Sì.

Fedor, sollevandosi con uno sforzo, gridò:

— Voi non siete nemmeno Carlo Moor, il nobile masnadiere di Schiller.

Vi fu una sosta: ognuno di questi sì era stato pronunziato colla stessa intonazione.

— E voi, Andrea Petrovich? chiese improvvisamente Loris, rivolgendosi al musicista, che seduto colla fronte appoggiata ad una mano contemplava intontito la scena, e non rispose. Tu Kriloff? Voi Ogareff?

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