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DI FRANCESCO REDI. | 51 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Osservazioni intorno alle vipere.djvu{{padleft:49|3|0]]liquore scorrere giù per lo dente, non dentro la cavità, ma ben si fuora, dalle radici alla punta, e di ciò gli occhi miei ne anno presa più volte esperienza pienissima. Ma si come non sono i denti ricettacolo, o vasello della velenosità, così ne anche per se medesimi sono velenosi, imperciocche de gli uomini se gli sono inghiottiti, ed io intieri, intieri ingozzar ne ho fatti sei ad un cappone, che non solo non morì, ma non diede indizio alcuno di futura morte. Di più alla Vipera morta, ed alla Vipera viva cavati i denti, e con quelli avendo punto il collo, il petto, e le cosce di alcuni galletti, e lasciati anco i denti drento alla piaga, non si morirono; et un Nipote del sopranominato Iacopo Viperaio più volte co’ denti allora allora cavati, e caldi si punse le mani, e ne fece col pugnere uscire il sangue, et altro male non gl’intervenne, che quello avvenir suole dalla puntura de gli spilli, o delle spine. Ed or vengo in chiaro, che Baldo Angelo Abati, e lo Scrodero di loro capriccio, e non addottrinati dall’esperienza scrissero, che i denti