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parola è stata aiicho tradotta in italiano
con bochinista (parola che sará bene non usare). L’Arlia cosí no ragiona: «Da poco tempo in qua ho letto questa voce francese (bouquiniste) italianizzata in bochinista nel significato di Kicercatore di libri antichi, o vecchi, per farne collezione, come se non ci si avesse le voci Amatore e Bibliofilo, e anche, occorrendo, quella di Bibliomane. Quando si lascierá il vezzo di abboccare gallicismi a tutto spiano?»
Bourrée: specie di ballo francese, originario dell’Al vernia. È nella misura ^/^ con un tempo in levare e frequenti sincopi sul secondo e terzo tempo.
Bourrette: fr., in italiano bavella.
Boutade: voce francese che vuol dire (/íiiribi:^Ao, levata di testa ^ frullo^ eapriecio talvolta conviene volger tutta la frase italianamente. Il pretendere di poter tradurre sempre motto a motto è un assurdo da pedanti o da ignoranti: esiste fra idioma ed idioma uno speciale modo di afferrare e rendere un uguale concetto, differenza dovuta a cause del tutto estranee alla grammatica.
Bout de l’oreille (le): mostrare le bout de l’oreille «la punta delle orecchie * , significa in francese farsi scoprire., mostrare il giuoco, lasciar comprendere i propri disegni. Es. «qui, in questo affare delle classi, la politica mostra le bout de l’oreille.» Riporto questa locuzione ancorché di rarissimo uso, per dimostrare ribadire una mia opinione spesso qui ripetuta, cioè che molti da noi quando vogliono esprimere efficacemente un concetto, sentono r istintivo bisogno di ricorrere al modo di dire straniero. La qual cosa è segno grave, non per la voce o locuzione di altra lingua usata e inframessa, ma perchè la cosa viene a dire: «non c’è parola e modo italiano che mi paia corrispondere, se c’è, non mi piace e non l’uso.»
Bovolo (molle a): chiamano i meccanici le molle a spiralo conica, con seziono rettangolare e spire impegnantisi l’una nell’altra, come quelle ad es. de’ repulsori dei vagoni.
Boy: voce inglese che vuol diro ragaxxo, usata anche nel senso familiare di domestico, apjíunto come talvolta noi di ciamo ragaxxo^ i latini diceano pucr, gar^on i francesi.
Box: V. Boxing.
Box: parola inglese e significa stalla per pii^i rispetto stallo., dai 4 ai 5 metri, rivestito di legno, accuratissimo, ove il nobile destriero sta solo e sciolto. La parola è anche accettata in Francia in boxe n. f. o box n. ni. Ho inteso dire eziandio da un egregio padre che la sua prole è allevata in un collegio svizzero, nel quale vi sono tanti box con entro i lotti.
Boxer: voce inglese che vuol dire pugnatore., lottatore, da box (V. questa voce). Con tale nome gli inglesi chiamarono i settari fanatici di alcuno societá della Cina che avevano per iscopo lo sterminio degli europei invasori della loro patria, impositori di civiltá forzosa, e dei missionari cristiani: e ne fecero in fatto orribili stragi, almeno a quel che risultò dai giornali. Tale nome, universalmente accettato, venne di moda con la guerra cinoeuropea dell’anno 1900 (se guerra si può chiamare il macello umano che incoronò il secolo XDL). Ancora: questa parola, dal senso feroce, ebbe in Italia per qualche tempo nuovo significato pieno del livore politico che ci è caratteristico, e serví ad additare al dispregio coloro i quali opinavano doversi estendere anche alla propaganda socialista la responsabilitá del regicidio di Umberto I. Ciò per la storia di una parola giá fuor d’uso.
Boxing: l’atto del verbo inglese to box, battersi al pugilato, quindi il pugilato, noto e sanguinoso spettacolo barbarico, assai caro alla civiltá anglosassone, S})ecio d’America. Box, che propriamente vuol dire scatola , cassetta ( filologicamente della stossa famiglia delle voci bossolo, bussola e busta in italiano, botte in francese, pyxida in greco, conservato in pisside = il vasetto dell’ostia consacrata) è una nota specie di armatura della mano, e serve a sfondare petti, rompere testo o costole come il cesto presso i nostri buoni padri greci e latini, tanto per non perdere le buone usanze. Il nomo boxe -r. ])ugilato e boxer - battersi al pugilato, sono parole altresí francesi .