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Bozzello: term. mar., piccolo arnese o cassa di legno o di ferro con pertugi in cui sono adattate una o piú pulegge, circondato da uno stroppo per fissarlo ove occorra. Il bozzello serve, in generale, ad aumentare la forza della paleggia.
Brachetto: vino rosso del Piemonte (Alessandria) che per lo piú si prepara spumante.
Brachicèfalo: gr. brachís = breve e chefalè = capo. Nome dato dal Retzius alle razze umane di cui il cranio offre un diametro antere -posteriore di poco differente dal trasversale. La maggior lunghezza di detti crani non oltrepassa di un’ottava parte la larghezza. Il contrario di dolicocèfalo.
Bragozzo: sorta di barca peschereccia chioggiotta, dalla prua sottile, poppa quasi quadra, con ponte, due alberi piccoli e bombresso. Voce dialettale.
Bramire e bramito: parola di frequente uso, dal francese bramer^ (gr. bremein = fremere?) indicano il suono ed il lamento di alcuni animali selvaggi.
Branle: (lett. osculazione) specie di ballo giocoso, press’a poco come il cotillon in cui uno o due danzatori guidano gli altri a far ciò che essi fanno. V erano anche dei branles seri come quelli che si ballavano alla corte di Luigi XIV, descritti dal Eameau nel suo libro Maitre á danser. Codesto ballo facevasi sopra un’arietta breve e a rondeau^ cioè con un ritornello che ripete vasi sempre uguale alla fine di ciascuna parte della danza.
Branzino: nome volgare veneziano e lombardo di quello squisito pesce di mare che in francese è Bar^ in genovese Luasso^ lupo di mare, Varolo (cioè vaiolato) in Romagna, Ragno in Toscana. Il nome scientifico è Labrax Lupus o Perca.
Brasato: detto di alcune vivande con ispeoiale cottura, è voce del dialetto lombardo, brasa quasi abragiato^ da brage.
Brasserie: in francese birreria^ da brassage^ una delle molte operazioni che subisce l’orzo, cioè lo smuovere e temprare (brasser) il malto nell’acqua. Brasser deriva dal celtico 6ra%., lat. brace = specie di orzo.
Bráttea: foglia assai ridotta, spesso senza lembo, che sta presso il fiore; rappresenta il passaggio fra la forma sviluppata della foglia e gli organi del fiore.
Bravare: per sfidare è notato come «uso tutto francese» dal Rigutini. Vero è che esso è gallicismo che va perdendosi.
Breacic: cocchio grande, aperto, a quattro ruote, con alto sedile per il cocchiere, due sedili di fronte per i signori e un quarto alto sedile di dietro. La parola è inglese, estesa poi in Francia. Pronuncia òrèA;.
Bref: breve, in breve. Spesso ho trovato questo avverbio francese in principiodi periodo. Es. «Bref l’eroismo boero... si risolve in un mito.» Bisogna proprio dire che la parola straniera, tronca, monosillabica, eserciti un fascino imperativo su noi. Il numeroso nostro idioma non lo sentiamo piú nel cuore. Si avverte poi che in breve vuol dire in breve tempo e non ha valore conclusivo, come in francese. Si dirá alle corte, insomma.
Brefotrofio: neologismo che indica il ricovero dei trovatelli, e lettei-almente, ospizio ove si nutrono i neonati (greco bréfos = neonato, e trefo = nutro). Il Fanfani lo riprende: non tutti i lessici lo registrano. I vari dialetti hanno voci proprie, efficaci e gentili, per indicare ciò che dice il disarmonico vocabolo greco.
Breloque: ciondolo. Voce francese di etimologia incerta.
Brenta: termine lombardo: recipiente
di legno fatto a conoide rovesciato pel
trasporto del vino e dei liquidi in genere:
della capacitá di circa mezzo ettolitro.
Brentatori, portatori di vino (Mantova).
Bretella: piú comunemente al plurale, gli straccali che tengono su i calzoni. I diz. nostri maggiori e migliori non hanno tale voce: il publico invece non ne usa altra. Dal francese bretelle.
Breva: voce dialettale lombarda che indica il vento periodico che spira da libeccio verso mezzodí e domina il lago di Como ed il Verbano. Il Cherubini ne cerca le piú occulte etimologie: da Brivio, paese onde spira alle colline briantee, dal greco, e persino da BQé(pos = infans perchè è vento che spira in genere da levante unde quotide oritur sol infans: fra tnnte sup-