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ligrafia ha perduto il senso etimologico e vale press’a poco come scrittura.
Calomniez, calomniez; il en resterá toujours quelque chose: motto fr. assai noto e variamente attribuito (Voltaire, Gesuiti). Beaumarchais nel suo Barblef di Siviglia (II, 8) lo riporta riferendolo ad autoritá a lui anteriori. Bacone da Verulamio (De dignitate et argumento seientiariim ^YIll^ 2, 3-1) scrive: Sícut enim dici solet de calumnia^ Audaciter calumniare., semper aliquid haeret.
Calzaturifício: questa goffa e sesquipedale parola fu creata a Milano (1902) per indicare una gran fabbrica di scarpe. Certi neologismi deformi non sono senza significato nella fisiologia di un linguaggio e perciò questo dizionario li annota anche se locali ed effimeri.
Calzéder: e calcèdro dotta in italiano, è una curiosa parola romagnola e ravennate che attesta e ricorda l’antico dominio de’ greci bizantini (Esarcato). ludica il vaso di rame per attinger acqua, da calcos == rame e ildor = acqua.
Calzoni: sono l’indumento proprio dell’uomo. Talora, specie in Lombardia, le donne adoperano impropriamente la voce cahoni per mutaiide. Dicesi però in modo familiare e figurato portare i calzoni quando la donna la fa da uomo, ma non per opere assennate e buone, bensí per capriccioso comando e imperio sull’uomo.
Carnáio: voce dialettale genovese, estesa talora anche nella lingua letteraria. Indica il facchino che carica e scarica le merci dalle navi nel porto di Genova.
Camaraderie: parola francese per indicare quella dimestichexxa., quell’intimitá geniale, non profonda come richiede l’amicizia, che si contrae necessariamente tra camerati. Noi abbiamo camerata per compagno di studio, d’arme, di vita ; ci manca l’astratto, ove non si voglia accettare cameralismo, parola registrata dall’Alberti.
Camarilla: diminutivo di camara = camera: vocabolo spagnuolo. Nel linguaggio politico si designò cosí l’influsso, vero supposto, esercitato sui capi dello Stato dalle persone di camera, cioè addette alla persona del Sovrano ; per cui la regolare amministrazione era impedita o corrotta.
Si usò di questo vocabolo in Ispagna dopo il ritorno di Ferdinando VII (1814). Da allora la voce passò nel giornalismo francese e forse por quel tramite in Italia, dove ha perduto il senso storico-etimologico e nuli’altro vuol dire se non cricca.^ consorteria^ diesitela e combriccola.^ vocaboli e cose che pur troppo non mancano in Italia dove la vita publica si svolge tradizionalmente e fatalmente tuttora per clientele, spegnendole migliori energie della Nazione. Le parole, camarilla spagnuola, e coterie francese, sarebbero in vero piú che superflue.
Cambiamonete: «la parola usata fin da antico era cambiatore., ma non si deve credere che la nuova parola sia presa al solito dai francesi, perchè non dicono c^awge-monnaie., ma solamente changeur.^ tale e quale il cambiatore de’ nostri vecchi. Che se in qualche cartello di cambiamonete si legge change-monnaie, questa è una traduzione francese che in Francia non si ammetterebbe» . Cosí giustamente il Rigutini.
Cambrai: tela di lino molto chiara, cosi detta dalla cittá di Francia, Cambrai, o Cambray, l’antica Gamaracum., ove si fabbricava in origine.
Cambre: aggettivo francese che udii talvolta per indicare una figurina che disegna le forme graziosamente, arcuata., come avviene di chi porta il petto innanzi sí che il dorso si incurva. Cambre è da eambrer (basso latino camerare) cioè che forma vuoto o camera, quindi arco.
Cambriolage: voce del gergo francese, talora adoperata nel linguaggio giornalistico nostro per significare il furto con iscasso. Cambriolage deriva da cambriole., diminutivo di chambre = camera, onde cambrioleur., il ladro, lo svaligiatore di appartamenti.
Camelot: voce del gergo francese: indica il mercante girovago, il rivendugliuolo che fa commercio di mille piccole industrie. Il Darchini (Diz. Italiano-francese, VaUardi, 1902) traduce senza troppa fatica per cammellotto! !
Camera: il buon uso toscano (che pur vuol seguirsi senza le consuete esagerazioni della scuola detta manzoniana) dá a