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dolenza, l’indifferenza e la naturalo festivitá del nostro popolo, specie delle terre

meridionali, spiegano la parola. Mutati i tempi e pur migliorate le cose, permane tuttavia l’abitudine festaiuola per ogni occasione, lieta o triste che sia. «Si sciopera per i centenari e per gli anniversari, per i vivi e per i morti, per lo nozze, e pe’ funerali. Ogni occasione è buona — tutti d’accordo in questo, monarchici e repubblicani, anarchici e conservatori — per non lavorare e per far baldoria. Vostro eroe, o cittadini, non è Vittorio Emanuele, Garibaldi; è Michelaccio!» Carducci. (7a ira in Confessioni e Battaglie.

Carolo: detto anche Brusone., Carbonchio., Ruggine, Bianchella., è una grave malattia del riso, prodotta da una crittogama microscopica, sia secondo alcuni un fungo sia secondo altri un bacterio. Le foglie del riso, dopo uno sviluppo troppo rapido e anormale della pianta, divengono rosse, si raggrinzano, si seccano, quindi tutta la pianta perisce.

Carpe diem: motto tolto dalle odi di Orazio (lib. I, XI, 8) che propriamente vuol dire prendi., godi dell’oggi^ sfrutta la giornata, essendo la vita formata di giorni. La giusta massima, in veritá, è specialmente messa, in pratica da coloro che non sono tanto filosofi da meditarvi sopra, né dotti da conoscerla. Confronta per curiositá questa strofe di Lorenzo il Magnifico:

Quant’è belJa giovinezza, che si fugge tuttavia! chi vuol esser lieto, sia, del doman non v’è certezza.

E il Tasso, che colse piú spine ohe rose:

Cogliam la rosa in sul mattino adomo di questo dí che tosto il seren perde.

Gerusalemme. XVI, lo.

Carpione (in): cioè carpionare (milanese carjyloná). Termino milanese per diro: cucinare alcuna vivanda come si suole il carpio o carpione, pesce di lago: cioè sotto aceto con aglio, droghe od orba salvia, cioè marinare. Pesce marinato.

Carpo: la prima, verso l’avambraccio, delle tre parti (Carpo., Metacarpo., Falangi) ohe costituiscono lo scheletro della mano, gr. uaQjrós.

A. Fanzini, Supplemento ai Dixionari italiani.

Carré: letteralmente quadrato. Questa voce francese è \isata per indicare quella pezza che nelle camicie e nelle vesti muliebri si sopra pone e va da una spalla all’altra e serve a dar garbo e varietá al vestire. La voce italiana, e viva tuttavia, è sprone. I dizionari francesi in tale senso registrano carrure. Nel linguaggio culinario, a Milano, usano carré nel senso francese, cioè per indicare un quarto di bestia macellata o porzione tolta nella lombata.

Carrément: alla lettera quadratamente., ed è avverbio neologico francese, non ignoto in Italia, per recisamente., chiaro e tondo.

Carrozza dí tutti: V. La carrox^xa, etc.

Carrozzella: (carruxxella) cosí in Napoli, piú italianamente che altrove, è chiamata la vettura publica, brum^ calèche, fiacre., etc. èo^ife in’ Roma. Altrove carrozzella dicesi di quella dei bimbi.

Carrozzino: neologismo di uno speciale linguaggio, politico e giornalistico, per indicare, specie nelle publiche amministrazioni, un contratto manifestamente e fraudolentemente ruinoso per una parte e lucroso per l’altra. Il Fanfani riprova questa parola e consiglia rigiro., truffa., che però hanno altro senso e sono meno determinate. Farmi che appartenga a quei tanti neologismi destinati a scomparire.

Carta canta e villan dorme: locuzione nostra, toscana e romagnola, per dire che di una cosa si può o si vuole star tranquilli essendovi o pretendendo i documenti scritti che la affermano.

Caricare: nel senso militare di far impeto, assalire il nemico, è ripreso dai puristi come gallicismo e cosí passo di carica. A ragione e con esempi elassici il Rigutini difende il verbo caricare^ giá registrato dalla Crusca. Del resto sono voci oramai troppo bene difese dall’uso.

Carroccio: voce storica che significa il noto carro con lo stendai-do comunale, usato nelle guerre delle republicho italiano nell’evo medio. Noto questa parola per ricordare che essa è parola dialettale lombarda {caroeeia —, carroxxa), divonutii italiana.

Carta: por biglietto di vísita. V. Carte.

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