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Divette: le avfisto di ctiffè-conccrto non sono dive, ma semplicemente diveMcs cioè divinitá di ordino inferiore. Traducesi anche in divetta. V. divo e V. ehantem^e.

Divide et impera: divídi e regna! motto latino attribuito a molti potenti; da Filippo di Macedonia che, dividendo e corrompendo, cioè impedendo il fascio delle forze comuni, domò la Grecia, a Luigi XI di Francia che fondò la forza monarchica sul vinto feudalismo. Se non motto, consiglio e pratica costante di Casa d’Austria:

E quest’odio che mai non awiciiia Il popolo lombardo all’alemaniio, Giova a chi regna dividendo e teme Popoli avversi affratellati insieirio.

Dividere: idee, gioie^ dolori., etc. è dal Fanfani e dal Rigutini ripreso come goffa imitazione del verbo partager de’ francesi. La lunga dissertazione del Fanfani è persuasiva senza dubbio ; ma sta il fatto che questa locuzione è entrata nell’uso e a stento si distingue dalle buone: io partecipo^ prendo parte al tuo dolore^ io sono della tua opinione., etc.

Divisione delle parole: una consonante fra due vocali fa sillaba con la seconda, come o-no-re; eccetto le parole composto che si dividono nelle loro componenti, come mal-agevole., dis-inganno, tras-mettere. Di due consonanti eguali l’una fa sillaba con la precedente vocale, l’altra con la seguente, come ac-cet-tò. F e qualunque consonante muta, trovandosi innanzi a liquida, si unisce alla vocale seguente, come ca-fro., a-cre., ve-tro, de-gno., etc.: in ogni altro caso due consonanti diverse si scompagnano e si fa ven-to., al-to, er-to^ aequa, etc. Non sembra lecito disgiungere una consonante apostrofata dalla vocale seguente benché su tale quistione una riforma sarebbe desiderata. A questo proposito mi piace anzi riferire l’opinione di F. d’Ovidio in un’avvertenza })reposta al suo recente volume Hicordied Affetti: «Non operò un error tipografico, o ad ogni modo non è iminitabilo alla tipografia, l’uso di parole apostrofato in fin di riga. Ho voluto l)roprio romperla con una norma ortograiícu cosí arbitraria e gretta, sposso dannosa alio stile e finaiKíO alla grammatica. Il bel fondamento che i grammatici le diedtvro è che in fin di riga la parola apostrofata resta impronunziabile di per sé stessa, e costringe il lettore a guardare anticipatamente il principio della riga seguente. Non badarono cho ciò avviene del pari quando si spezza got-ta., goc-cia, ap-poire e cosí via; e che un rimedio ben peggiore è il costringersi a scrivere all’occorrenza: Di altro lato, una mano lava la altra., metter barriere tra la Italia e l’Italia, in quattro e qtiattro otto., di amore e d’accordo o d’amore e di accordo, e simili altre goffaggini. Sarebbe tempo di smetterla ; e, in cambio di tante innovazioni o rievocazioni ortografiche (V. ciò che è detto a pag. 32-33) tutt’altro che lodevoli, spazzar via certe norme ])pdantesche che non hanno né babbo uè mamma, o meglio, han per babbo un sofisma, per mamma la cieca abitudine, e per balia la paura di parer ignoranti trasgredendole». Non si pensi del resto cho ciò sia una novitá: il Bodoni, stampatore sommo, con la maggior libertá termina le righe con le preposizioni articolate all’ , de’ , dell\ anche dove avrebbe potuto farne a meno. Se la riga è lunga, si cerchi di dividere la parola in modo che resti una vocale sola in principio o in fine, come a-nello., pendí-o. La s si unisce per regola generale alla sillaba che segue. Non si dividono i dittonghi, i trittonghi, etc. ; ma si deve scrivere ruo-lo, fi-gliuo-lo. etc. Non si dividono i numeri.

Diva: V. Divo.

Divo: lat. divus (deus)., divino. Ma dicesi talora con certo senso di ironica facezia di persona notoria o celebre la quale, all’aspetto, al contegno e alle parole dimostri essere conscio di troppo del suo valore e della sua notorietá. | Diva poi dicesi, e non sempre per ischerzo, di cantatrice’colebre. j Dira è anche in francese: «mot ompruntó de V italion oíi il signifie divine et dont on se sort quelquofois eu parlant dox excollontes ountatrioos». 1 francesi poi ne hanno fatto dirette, voct» del gergo. Vedi questa parola.

Divorante: per eccessivo. Es.: «un’attivitá divoraíite», ricorda l’uso traslato del francese dévorant.

Divorzista: dicosi di jícrsona favon^voU^

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