Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
lungo e kcfalè — testa. Dicesi come agg. di cranio ovaio. Questo nome fu dato da Retzius ai crani umani formati in guisa che veduti dalla parte superiore sono ovali con il diametro longitudinale superiore d’un quarto circa al diametro trasversale. V. Indice cefalico.
Dolio: (lat. dòliimí) grande vaso di creta presso i romani ove si teneva il vino nel periodo della fermentazione, prima di travasarlo nello anfore. Piú tardi fu fatto di doghe come le nostre botti.
Dolman: come voce della moda indica un mantello per signora, ampio, senza maniche, spesso con cappuccio. La voce completa è doliman, abito dei turchi, talare, di seta a fini tessuti vistosi, con pelliccia. Gli Ungheresi venendo al servizio di Luigi XIV, portarono in Francia questa foggia di sopra vesta di parata che essi tolsero dai Turchi. A noi certo venne por via della Francia.
Dolmen: voce celtica o gallica che dir si voglia ; significa lastrone. \ I dolmen sono antichissimi monumenti, sull’uso e su la natura dei quali gli archeologi, come al solito, non s’accordano. Probabilmente tombe. Consistono di una informe lastra di marmo che posa su due altre minori e verticali. Gran numero se ne trovò nella Gran Britannia e nella terra Armoricana. Furono creduti anche appartenere al culto druidico.
Domesticato: V. la locuzione Socialisti addomesticati.
Domicilio coatto: locuzione neologica (coactus = costretto, forzato) accolta dalla Crusca, cui risponde l’antica voce confine. Facoltá data per leggi al Ministero dell’Interno, per gravi motivi di sicurezza e di ordine publico, di designare por un termino da 6 mesi a 2 anni a’ recidivi e malviventi un luogo di residenza. Istituto adatto a fomentare piú i vizi antichi e apprenderne di nuovi che ad emendamento. Dicesi per estensione familiare domicílio coatto di residenza ingrata o forzata.
Domi mansit, lanam fecit: rimase in casa, filò la lana: ([uattro parole epigrafiche che rendono e (!om|)rondono l’ideah» dell’antica ma^er/aw//m.v presso i romani.
A questo proposito oggi si è corso anche di troppo! V. Femminismo.
Dòmino: nome in antico dato al camauro de’ preti col cappuccio per difesa dal freddo, dunque letteralmente = al signore, pel signore. Cosí per simiglianza al detto camauro venne nel secolo XVIII in Francia chiamata quella nota specie di cappa che nei balli mascherati si indossa per occultare volto e figura. L’accento sull’o è indice della provenienza francese. Il Petrocchi ha ambedue le grafie dòmino e dominò. Per estensione poi domino indica la persona stessa che ne è vestita.
Don: (lat. dominus, don7io z=z signore) usasi nel dialetto napoletano dinanzi al nome come titolo di cortesia. Nell’aristocrazia e segnatamente in quella lombarda. don e donna sono assai comuni come prefissi ai nomi di chi è insignito di titolo nobilesco. Don Lisander (Alessandro Manzoni). Notevole questo uso del don nelle regioni dove la Spagna ebbe piú lungo e diretto dominio.
Donare: (fr. donner) vale dare in dono. ed è oggi francesismo usarlo per dare. — Salvini, Discorsi: «Il castigo che ai delinquenti si dona», cosí il signor Allan, op. cit.. ma parmi poco dell’uso o affettato.
Don Cliisciotte: dell’eroico e mirabil mente folle eroe del Cervantes il popolo intendendo solo il lato spavaldo e cavalleresco, dice per beffa don Chisciotte di persona che assuma o inutile o spropoizionata difesa altrui con vana iattanza. Tale senso estensivo è pure in fr. Don Quichotte, Don Quichottisme.
Donchisciottesco: aggettivo formato dal nome del noto eroe del Cervantes, Don Chisciotte. Dicosi di persona o aziono che abbia alcun che di spavaldo, petuhnite. coraggioso, ingenuo talora ; ma per (juestioni che non no valgono il conto.
Don Clcillo: felice espressione dialettale napoletana ohe rendo nel suono istesso la ])orsona che vuol signifícai*e, cioè il giovane elegante, manierato, cho corteggia lo donne, che att’etta signorilitá e ricchezza. Ti])0 cho si incontra dovuiiquo, e con spe(iiali caratteri in Napoli. | Registro questa