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I

Prefazione

superbi popoli angli e germanici, creando queste voci dottrinali, sono costretti a ricorrere alle due lingue che io non oso chiamare morte, latina e greca, in cui sembra, come entro miniera profonda, essersi stratificato nei secoli il fiore dell’umano pensiero? Meravigliosa potenza, occulta anima della parola!

Ancora: la grandissima parte delle parole e modi che i puristi riprendono (’) sono di provenienza francese: il francese — cosa nota — ha la sua parola di un’elasticitá sorprendente, cioè può adattare una sola voce a vari sensi; passa con agevolezza e con predilezione dal senso proprio alla metafora piú. ricca e «ipertrofica»: il vocabolo italiano invece si estende meno, ma in cambio ha la gradazione o scala dei sinonimi; l’enfasi metaforica non gli è naturale: il francese ha, in istato di pronta azione un numero stupendo di modi di dire, veri pezzi di costruzione, precisi, incisivi, ben selezionati, pronti per esser messi in opera, parlando o scrivendo.

«E l’italiano non ne ha?». Ma ne ha un numero enorme come ogni lingua viva: essi costituiscono gli elementi fecondatori e animatori del linguaggio: una lingua si dice morta quando questa funzione di produrre nuovi modi in lei cessa: la locuzione o modo di dire è un aggregato fisso di poche parole, talvolta senza senso se prese alla lettera, o di senso bislacco, ma che esprimono l’idea in modo preciso, subitamente intesa da tutti. Sono come pezzi di pensiero giá formato, cartucce in deposito pronte per lo scoppio (^).

Ma la differenza fra l’italiano e il francese consiste in questo, che moltissimi modi di dire italiani o sono troppo letterari o sono dialettali ; ogni dialetto ne ha un patrimonio stupendo: rudi, caustici, saette da getto: fra dialetto e dialetto poi si riscontrano somiglianze che formano un godimento per il ricercatore (•^) e persuadono della enorme

(’) Vedi Fanfani od Arlia, Lessico dell’infima e corrotta italianitá; Riqutini, Neologismi buoni e cattivi^ opero da mo specialmonte citate nel corso dell’opera.

(-) I sostenitori della lingua artificiale (Volapiik, Esperanto, etc.) come intendono supplire a questi microrganismi vitali? Io posso creare un vocabolo di convenzione, ma il modo di dire di cui non appare a prima vista la funziono necessaria, e in cui è tutto il nervo del discorso, chi lo forma?

(*) Quanto gemme del diro che passano per toscane ed hanno per ciò onorato accesso nel parlar letterario e della scuola, sono comuni agli altri dialetti ! E ohe dire di quelle che non sono toscane, e pur sono tanto bolle od efficaci che por la loro bollozza e forza sono entrato nel parlar comune, se non letterario? Io ne ho raccolto parecchio

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