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alzò in Calpe e Abila, oltre alle quali a ninno era co?icesso andar oltre (Pindaro).

Ov’Ercole segnò li suoi riguardi, Acciò che l’uom piú oltre non si metta. Dante, Inf. XXVI, 108, 109.

Le dernier cri de la mode: nuova e abusata locuzione per indicare l’ultima novitá. L’italiano direbbe, nel caso, espressione; la lingua francese seguendo l’attitudine sua di esagerare iperbolicamente, adopera la voce grido che per noi non Ila senso adatto. Questo dernier cri ricorre abusivamente nel linguaggio de’ giornali con senso esteso e vario.

Le fatiche d’Ercole: locuzione mitologica, per lo piú ironicamente usata o per ischerno. Ercole, figlio di Alcmena e di Giove, è il classico lavoratore, civilizzatore del mito ellenico. Per comando di Giove, ed ai servigi di Euristeo, re di Micene, compí da vero globe-trotter^ le dodici simboliche imprese o fatiche. Fu però compensato del suo lavoro, che ebbe in premio il seggio degli Dei in Olimpo, e gli fu data in isposa Ebe, celeste, per compenso, forse, della terrestre Deianira.

Lega: nome dato alle associazioni operaie, specialmente delle campagne, organate rapidamente in questi anni con schietto carattere socialista. La lega, come dice il nome, tende per ora al fascio ed alla unione delle forze per la resistenza contro il capitale ed il miglioramento economico della classe. S’è formato persino l’agg. leghista^ l’operaio ascritto e militante nella lega, contrapposto all’operaio autonomo che accorre tradendo la causa di classe, all’appello del capitale. y. Krumiro.

Legalitario: nel linguaggio politico si dice di que’ liberali che, pur appartenendo teoricamente ai partiti di carattere rivoluzionario e avendo tradizioni sospette, accettano lealmente ma condizionatamente la Monarchia Sabauda e l’attuale costituzione del Eegno. In senso piú largo, legalitario dicesi di qualunque riformatore, anche se non faccia dichiarazioni di fedeltá monarchica. Questa nuova parola deve essersi foggiata sul légalitaire fran Legar l’asino dove vuole il padrone: locuzione nostra popolare, riflesso della stolta prepotenza di chi comanda e della abbiezione di chi deve ubbidire: vale far l’altrui volontá senza discutere, sia che ne provenga bene o male, pur di vivere in pace. Usasi spesso tale locuzione nel modo imperativo.

Dove vuole il padron lega il somaro.

Cosí la sapienza di Bertoldo (canto IV, stanza 76) nel poema giocoso Bertoldo^ Bertoldino e Cacasenno.

Legar la vigna con le salsicce: nuotare in ogni abbondanza tanto da usar le salsicce come vimini. Locuzione viva tuttora ed usata in speciali casi e piú spesso in senso ironico: certo di formazione popolare. Confronta il Boccaccio, Decameron, giornata VII, novella III, ove Maso descrive a Calandrino, credulo e semplice, il paese di Bengodi.

Legarsela al dito: dicesi popolarmente di chi, ricevuta un’offesa, un torto, non lo dimentica piú, come avviene di chi per ricordarsi di alcuna cosa si avvolge e lega un filo attorno al dito.

Legato: lat. legatus = ambasciatore. In tale senso dicesi oggi solo dei vicari del Pontefice esercitanti la sua giurisdizione in suo nome. Sono detti a latere quasi staccati dal fianco del Pontefice, per inviarli in missione. Legati nelle antiche Provincie italiane soggette al dominio della Chiesa, erano detti i prelati mandati a governarle. Onde il nome di legazioni a quelle provincie (Ferrara, Bologna, Forlí, Ravenna).

Legatura: termine musicale: linea ricurva che abbraccia due note per formare di entrambe un’unica durata. Posta al disopra di un gruppo di note diverse, o di un inciso musicale, essa indica doversi eseguire i singoli suoni senza staccarli, ma congiunti il piú possibile gli uni agli altri, d’un sol fiato, o con un’unica arcata, negli strumenti a corde, o senza rinnovare il colpo di lingua, se trattasi di strumenti a fiato. (A. GaUi, op. cit.).

Legazioni: V. Legato.

Leggenda drammatica: è cosí denominato un lavoro vocale e strumentale in

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