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doiralti-a, oh, che e***! per dire che fortuna /, e comprenderá come obice debba indiearo xx^^xmto cannone e non bomba!
Obloc: voce straniera, usata in marina per indicare i finestrini rotondi ne’ fianchi de’ piroscafi. V. Port-hole.
Obsequium amicos, veritas odium parit: l(t contpiacen^a produce gli amici, la veritá produce Iodio. (Terenzio, Andria I, l, 48). NB. Perciò forse la veritá è costretta a stare nel pozzo !
Obus: fr., V. Obice:
Oc: termine letterario: lingua dell’oc (langue d’oc)^ nome del dialetto francese che nell’evo medio si parlava e scriveva a mezzodí della Loira. (Provenzale antico). Lingua d’o’il, nome del dialetto francese che poi prevalse dal tempo d’Ugo Cape’to e d’onde derivò il francese odierno: si parlava e si scriveva a settentrione della Loira. Le due denominazioni provengono dal diverso modo del pronunciare l’affermazione (sí) oui. Cfr. Dante: del bel paese lá dove il .sí suona. Per l’etimologia, oc deriva dal lat. hoc = ciò, ciò appunto^ quindi sí: o’il, onde poi oui, parimenti è dal latino, hoc + illud secondo altri hoc -\- ille.
Ocarina: strumento jnusicale di terra cotta di forma e capacitá ovoide, recentemente inventato da un tal Donati di Budrio.
Occa: nome di peso, usato in Turchia e nelle terre di Levante: varia fra i 1200 ed i 1300 grammi.
Occhietto: chiamano i tipografi la pagina che precede il frontespizio, e nel centro della quale è il solo titolo dell’opera. Ne’ libri antichi V occhietto spesso tien luogo del frontespizio. Si vuole che esso sia stato cosí detto, dacché intorno al titolo si soleva fare un cerchio tondo, e piú spesso ovale a forma dell’occhio. Occhio di bue: V. Oeil de boeuf. Occhio pollino o di pernice: nome vol. garmento dato a nota speci<5 di calli (fr. oeil de perdrix).
Occhio per occhio, dente per dente: (Esodo, XXI, 21) cioè la pena del taglione, jus talionis^ cr)ntra])asso, di rendere offesa per offesa, la quale se non è piú nelle leggi civili, è piú sposso nell’umana anima.
Occitanico: provenxale^ da oc o lingua dell’oc, detto del provenzale antico. V. Oc. Occorrenza: vale bisogno, affare^ cosa che occorre (familiarmente anche bisogno corporale): nel senso di caso, circostanza., spiace ad alcuni rigidissimi puristi. Y. Fanfani, op. cit., V. Gherardini, Appendice alle Oraynmatiche^ pag. 491 e seguenti. I diz. registrano i due sensi.
Occultismo: nome dato a quelle pretese conoscenze naturali che sono ottenute con processi misteriosi ovvero con segreta e magica arte. L’alchimia e l’astrologia nel medio-evo; nel tempo nostro lo spiritismo, la teosofia^ la chiromanzia contengono vari elementi di occultismo. Queste dottrine non entrano nell’orbita della scienza moderna: almeno cosí oggi si deve dire.
Ochsenmaulsaiat: voce di vivanda tedesca, che letteralmente vuol dire insalata di muso di bue. Nervetti o muscoli preparati con molta cura, sotto aceto.
Oclocrazia: gr. òx^o-KQaria = governo di moltitudini (spesso nel senso di: costituito da tirannide plebea).
con questo o su questo: versione dal greco: motto attribuito alle madri spartane nell' atto che consegnavano lo scudo ai figliuoli, cioè con lo scudo (vincitori) o su lo scudo (morti). V. Plutarco, Lacaenarum Apophthegmata., XY.
Oculos habent et non videbunt: hanno gli occhi., ma non vedranno (Salmo CXIII, e CXXXIY).
Oda: per ode {(bòi) — canto) è voce fuor d’uso (Petrocchi). Piacque però al Foscolo, piace alla odiei-na scuola estetica (d’Annunzio). È il caso di dire con Orazio: multa renascentur quae jam’ cecidere... vocabula etc.
Odeporico: grecismo alquanto disusato (òòoiJioQiKÓs): attinente a strada., riaggi., descrizione di itinerari.
Oderint dum metuant: //// odino, purché mi tonano. LVccius, Atrrus., in Cicerone, De officiis, I, 28, 97).
di Giotto: è il circolo perfetto, fatto a mano libera e mandato per saggio della sua perizia da Giotto a Benedetto IX. Ondo il modo antico di dire, esser piú tondo dell’o di Giotto.
Odi profanum vulgus et arceo: odio il