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mente il popolo gli artifici, le arti, le vili premure, fatte manifestamente per ingraziarsi altrui a proprio beneficio.

Polizía del costumi: i provvedimenti amministrativi contro la prostituzione, la stampa oscena e simili.

Polka: danza rapida, in dupla di semiminime; suo ritmo: una semicroma in levare, tre crome in battere, l’ultima delle quali col punto. Questa nota danza e musica di origine polacca, come dice il nome, fu introdotta in Francia nella prima metá del sec. XIX. Di lí, verosimilmente, in Italia. La scrittura polca^ quale trovo nei dizionari moderni, parmi assai poco usata.

Pollice verso: lat., col pollice rovesciato, segno con cui nel circo romano si negava dal publico grazia o mercè al gladiatore ferito. La locuzione vive tuttora per significare in certi casi riprovazione, persecuzione, condanna.

Pollino: voce milanese, pollin, per tacchino^ V. Dindo. Il Cherubini op. cit., scrive: «Il Pollin è da noi detto cosí pel verso che ei fa, e perchè imitando tal verso lo chiamiamo a noi gridando: Poi poi poi polí poli poli, polí come «polí» fa il tacchino giovane. È però vero che molti anni sono l’ironia trasfonde vasi dal volgo nella consimile voce allorché la usava per celia a indicare tutt’altro uccellacelo che non sia il tacchino», cioè l’aquila bicipite della Casa d’Austria. Ma il Cherubini stampava il suo bel Vocabolario nel 1841 e la prudenza nelle parole non era mai troppa. L’etimologia del Cherubini è assai dubbia, mentre soccorre l’altra piú semplice, pullus = il nato giovine di ogni animale. Pollino, in italiano, è il pidocchio dei polli.

Polo: giuoco derivato dalle colonie inglesi dell’India, diifuso in InghilteiTa, Germania, America del Nord. Consiste in una gara tra due squadre di cavalieri che, montando cavalli a ciò addestrati, si contendono una piccola palla con lunghi bastoni a punta ricurva.

Polo-bicicletta: giuoco del polo fatto con la bicicletta.

Polònio: si crede un elemento o nuovo corpo radio attivo, non ancora isolato.

Scoperto e nominato Polonium in onoro alla sua patria (la Polonia) dalla signora Sklodowska Curie. V. Badium.

Pomino: nome di vino toscano (non di vitigno, ma di luogo).

Pomo di Paride: il cherchez la femme (V. La femme) ha il piú. classico documento nella storia di questo famoso Pomo: senz’osso non sarebbe avvenuta la guerra di Troia, non la morte di Ettore, non il sacro romano impero, non avrebbe cantato Omero, non Vergilio avrebbe dettato V Eneide. Mi si permetta tale facezia. Ma come è noto dalle antiche leggende elleniche, fa questo fatai pomo la cagione di tanto male e di tanto bene. L’antropomorfo Zeus (Giove), non volendo per sue buone ragioni di pace in famiglia decidere la questione della bellezza tra Giunone, Minerva e Venere, le mandò a farsi giudicare dal pastorello Paride che pasturava agnello sul monte Ida. Paride era figlio del buon re Priamo, signore di Ilio (Troia). Ciascuna delle tre dee cercò di accaparrarsi il voto del giovanetto con vaghe promesse: la possanza, il genio offrirono Giunone ePallade. Venere invoce promise Elena, la bellissima, la figlia di Leda e di Tindaro, la moglie dell’infelice Menelao. E Paride non resistette e die il pomo della bellezza a Venere onde le implacabili ire delle dee offese, il ratto di Elena, l’impresa di Troia e quel che seguí.

Pompa e pompare: per tromba e trombare sono gallicismi sanciti ormai dall’uso e registrati. V. Pompiere.

Pompadour (abito alla): cioè secondo lo stile e la moda di questa regina delle eleganze e delle grazie in Francia al tempo di Luigi XV di cui fu favorita (Giovanna Antonietta Poisson da Parigi, marchesa di Pompadour, 1721-1764). NB. Il nome di molte persone illustri, o storicamente celebri, rimase spesso consegnato a vesti, vivande, masserizie, etc. Vanitá della vital

Pompiere: voce ormai accolta e necessaria per indicare le guardie del fuoco o vigili. «In tempo del cessato Pegno d’Italia, spiega il Cherubini, op, cit., il nostro Municipio istituí una compagnia militare di 100 giovani destinati a spegnere gli incendi, i quali furono denominati

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