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in Roma (Rotonda) per fonder cannoni e il baldacchino di S. Pietro. Tale profanazione fu al principio del Seicento.

Quod scripsi, scripsi: Evang. di S. Giovanni, XIX, 22: ciò che scrissi, scrissi^ formola divenuta comune, detta per significare la intenzione di nulla modificare cosa stabilita e voluta.

Quod superest date pauperibus: ciò che 2’i avmixa date a chi non ha: nota formola evangelica, piú. forse di norma umana e di fratellanza sociale che di caritá. La sua indeterminatezza, a giudizio di chi è savio, non toglie ma aggiunge valore.

Quolibet: (dal lat. quod libet =: ciò che piace, tutto ciò che viene in mente) voce francese che in antico valse ad indicare qualsiasi problema scolastico, piú bizzarro che utile; indi termine generico per significare giuoco di parola^ bisticcio^ freddura e simili, ma include senso di facezia scurrile e volgare.

Quondam: lat., una volta^ untem/po.

Quorum pars magna fui: emistichio vergiliano {Eneide^ II, 6) usato per significare che chi racconta fu testimone o partecipe del fatto, come appunto Enea, proemiando alla sua narrazione di Ilion distrutta.

Quos ego! i quali io...! e si sottintende un punirò o voce consimile. Cosí Nettuno, Dio del Mare, minaccia i venti scatenati dall’ira di Griunon e, ^contro Enea. (Vergilio, Eneide.^ I, 135). È uno dei piú celebri e noti esempi di quella figura retorica che i grammatici chiamano preterixione. Usasi con forza di sostantivo in senso di minaccia potente, e talora per celia.

Quotato: in borsa: dicesi di quei valori che sono scritti, registrati, indicati nei bollettini o listini della Borsa, e perciò sono quivi commerciabili, giacché non tutti i valori sono trattati presso le Borse. Quotato alto si dice di quel valore che ha un prezzo elevato rispetto al suo reddito; l’opposto è quotato basso. \ Quotato, nel linguaggio delle corse vale va lutato., stimato. Un cavallo è detto quotato alla pari quando il bookmaker., tenitore delle scommesse, paga una lira per una lira scommessa; quotato a tre., quando per una lira scommessa ne paga tre; a dieci., quando ne paga dieci ; a una metá., quando paga mezza lira, e questo valore (V. cote) risulta dalle probabilitá che ha il corridore di vincere e dal numero delle scommesse. Questo verbo quotare in tale uso e senso è dal fr. coter. L’antico quotare nostro voleva dive giudicare in quale ordine la cosa .sia. V. Quotizzare.

Quote d’ammortamento: quando si contrae un mutuo col patto di estinguere a grado a grado capitale ed interesse, si dice che si contrae un mutuo ammortizzabile. Le rate di estinzione, comprendono due partite, l’una serve a pagare gli interessi, l’altra ad estinguere gradatamente il capitale, vera sorte, come si dice comunemente in qualche luogo. Quest’ultima si chiama quota d’ammorta^nento .

Quot homines, tot sententiae: lat., tanti uomini^ altrettante opinioni. Terenzio {Formione., II, 4, 14), e Cicerone, {De Finibus, I. 5). Cfr. l’adagio nostro comune:

"Vari sono degli uomini i cerveUi, a chi piaccion le torte, a chi i tortelli.

Quotizzare: neol. -pev sottoscrivere, obbligarsi, etc. è il fr. cotiser r= régler la quote-part. Piú frequente in tale senso è il verbo quotare. I verbali quotizzazione (fr. cotisation) e quotizzo notati dal Rigutini come barbarismi, per ripartizione di capitale o spesa tra piú persone od enti interessati, mi sembrano anche meno usati del verbo.

Quot servi, tot hostes: lat. , quanti servi, tanti nemici. Paolo Pesto, De verborum significatione, ed. Múller, pag. 261.

Quousque tandem abutère, Catilina, patientia nostra? famoso od enfatico principio della prima Catilinaria di Cicerone, divenuto popolare, (» passato a lepido senso. E fino a quando, Gatilina, abuserai della nostra pazienza?

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