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non doversi scrivere muossi^ cuotto^ cuopro^ qccuoro^ benché vi cada l’accento. Ma ohi, anche di Napoli dove Vuo è costante, scriverebbe cosí? Ma sono avvertimenti inutili, che se un linguaggio deve essere appreso a furia di regole, avverrá una delle due cose, o che si imparerá a scrivere a cinquant’anni, o, come avviene, si considererá la grammatica, questa bellissima e prima fra le discipline scolastiche, come nel Medio Evo facevasi del greco: graecum non legitur. Gli scolari fanno cosí e non credo che abbiano gran torto. Di grammatiche di lingue morte basta il latino, ed è di troppo. Occorre inoltre avvertire che prtiovo^ truovo^ priego^ etc. sono forme oramai fuor dell’uso per comune consenso? Contro tale eccesso di toscanesimi notiamo: prima che nelle altre provincie il dittongo uo è nella pronuncia ; secondo che l’uso non solo classico ma de’ nostri migliori scrittori contemporanei, pur toscani — valga per tutti il Carducci — e le norme delle piú lodate grammatiche e lessici ritengono questa norma: scrivesi uo quando sul dittongo cade l’accento: uo si scempia in quando nei derivati l’accento viene a cadere su altra sillaba, onde cuore e corággio ; giuoco e giocava; scuòla e scolaro ; uòvo e ovino; cuòcere e cocèva^ etc. Cosí dicasi del dittongo ie^ onde cielo e celèste. Le eccezioni sancite dall’uso e dagli esempi letterari per alcune speciali voci non infirmano tale regola, ed è deplorevole che si creino nuove difficoltá ed incertezze fittizie da aggiungere alle reali incertezze della grafía italiana.
Uomo economico: veramente gli economisti usano questa formula in latino {Homo oeconomicus) per significare l’uomo come ente astratto il quale ha il concetto del valore delle cose e quindi pensa in ogni sua operazione di raggiungere il massimo risultato col minimo sforzo. Cosí, ad es. un consumatore cercherá di acquistare la merce che gli abbisogna dove potrá trovarla a miglior mercato, un produttore di fabbricare i suoi prodotti coi mezzi meno costosi, etc.
Uomo normale: (V. Normale): secondo un concetto positivista, per normalitá dell’uomo si intende una specie di ambito zona — mutabile secondo 1 tempi — entro cui cadono le azioni ed i pensieri della piú parte degli uomini. La cognizione di questa norma si ritiene da molti come fondamento della responsabilitá rispetto alla legge. Per il filosofo e per l’antropologo questo concetto di normalitá non si presenta però cosí facile come sembra in apparenza.
Uova alla coque: V. Coque.
Uovo di Colombo: V. L’uovo., etc.
Uranismo: termine di patologia ed indica una forma di inversione sessuale congenita, variante di omosessualitá. La parola uranismo., uranista (da Urano?) fu creata da un famoso invertito. In francese, uraniste^zhome-sexuel. Il vocabolo è pure in inglese, credo anzi che ne provenga.
Urbanismo: dal lat. wrès = cittá e il solito suffisso ismo ; indica la tendenza moderna nelle popolazioni di accentrarsi nelle cittá.
Urbe: latinismo che significa cittá e, per antonomasia, Roma. Voce magnifica e severa che sta a suo posto, poniamo, in una poesia di G. Carducci, ma che, intromessa nella chincaglieria di certi scrittori, ofi’ende chi ha il senso della semplicitá e della naturalezza.
Urbi et orbi: lat., alla cittá (Eoma) ed al mondo: parole delle benedizioni dei Pontefici; familiarmente valgono dovunque., e si dice con special senso faceto.
Uremia: voce del linguaggio medico (gr. Oí)Qov = urina ed al/ua =: sangue). Con questo nome si designa un complesso di accidenti tossici (cerebrali, respiratori, gastro-intestinali) dovuti ad insufficenza alla mancanza della funzione dei reni (ritenzione, dunque, dei veleni che normalmente sono eliminati con le urine). Derivato, ur cínico.
U mingo: termine di patologia: colui che è affetto da inversione sessuale. Ingl. zirning. V. Uranismo.
Urrá: V. Hurrah.
Uscire dall’equivoco: brutta locuzione dei giornali e del linguaggio politico: vale dichiararsi., manifestare la propria opinione senza piú tergiversare o tenere il piede in due staffe.