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incoia buona prosn. o iioii regga allo sforzo della catena.

Arbitraggio: (Ir. arbitragc) operazione di borsa ])er cui il giudizio pende in favore di un titolo piú tosto che di un altro: operazione di banca per cui si lucra ac(juistando valori ove sono deprezzati per venderli ove hanno più pregio, etc. In fine Tzi giudizio di arbitrii cioè arbitrato^ come dice la nostra buona, ma poco usata parola. Arbitraggio nel primo senso è voce accolta dalla Crusca e non disapprovata dal Kigutini. V. Lodo.

Arbor’s day: «coir avanzarsi della primavera, si è ripresa, per parte della scolaresca la piantagione degli alberi, celebrandosi V arbor’s day.» (Cosí un giornale del 18 Ap. ’900). Io direi la festa degli alberi, e si dice, di fatto, ma dal citato esempio si capisce che questo, inglese, è modo piú elegante. S. E. il Ministro della P. I. ha nell’anno 1900 messo in onore quest’uso, porgendo sfogo al rinnovarsi della materia retorica che si riproduce, nelle nostre scuole: onde discorsi, allocuzioni, passeggiate, riviste e simili. L’intento di S. E. non fu, a vero dire, cotesto, bensí di ricondurre al senso della terra i nostri connazionali e ripopolare i monti di piante nuove dopo che furiosamente furono diboscati in questi ultimi quaj-ant’anni. Giá fare e disfare è tutto un lavorare! Quest’estate nel selvaggio Appennino un montanaro dava colpi di bipenne su di una meravigliosa quercia che pareva ombrare tutta una china. Gli chiesi se conosceva gli intendimenti boschivi di S. E. il Ministro. Mi rispose che conosceva solo l’agente delle imposte. Giovan Maria Crescimbeni, tu sei ben vendicato! Eitornando hWArbor’ s day e fuor di scherzo, notiamo che questa locuzione ha durato poco e come qualche altra straniera tende a sparire: non è però senza significatola facilitá con cui queste voci, se appena possono, mettono radice nel bel paese che Appennin parte con quel che segue.

Arcades ambo: (Arcadi avibedue) cosí A’ergilio (Egloga VII^ 4) chiama Tirsi e Coridon, pastori. Il motto è usato tuttora, specie con intenzione malevola, come a dire: intinti entrambi della pece istessa.

Arce: (lat. arx., areis) latinismo invece di rocca, spesso aggiunto di Capitolina. Ai ricercatori di finezze ròcca deve sapere di tempi di mezzo, arce invece ò puro stilo romano.

Ardesia: pietra lamellata, tenera, di color grigio-turchino che serve a coprire i tetti delle case nelle regioni alpine, (fr. ardoise). V. Lavagna.

Areca: genere di palme che crescono nei paesi caldi (Indie orientali e isole della Sonda) dell’antico continente. È molto nota V Areca Catechu, detta palma di Betel, i cui frutti (le cosí dette noci di areca o di Pinang) ravvolti in una foglia di pepe di Betel, vengono masticati nell’India orientale por rinforzare i denti e correggere l’alito cattivo.

Areonautica: in vece di aereonantica: cosí è chiamata la scienza antica del tempo di Icaro, ma — per impulso di energia, audacia di prove, novitá di studi — pur modernissima che studia la navigazione nel mare atmosferico.

Argent: è la parola magica, la leva piú solida delle umane azioni, l’immutabile nel mutabile storico, lo stabile nel divenire dei fatti. La parola francese talora è usata o per enfasi o per dar piú efficacia alla frase. I milanesi usano nello stesso senso la voce dialettale danée (denari), nervus rerum gerendarum !

Argentana o Argentano: V. Ghristofle.

Argent de poche: non infrequente è l’uso di questa frase, cui risponde piú brevemente la voce nostra spiccioli.

Argonio o Argon: uno dei corpi semplici, 0, meglio, indecomposti che sono in natura. Entra nella composizione dell’atmosfera.

Argot: indica il linguaggio convenzionale usato in ispecie fra certe classi sociali come borsaiuoli, ladri, vagabondi, contrabbandieri, cavalieri d’industria, meretrici etc. Vi risponde la voce nostra gergo, o parlar furbesco o furfantesco. (Viva il gergo d’allora e chi V intese. Giusti, Brindisi di Girella). Ogni paese ha il suo gergo, appunto come ogni paese ha i suoi furfanti, ma fra i piú ricchi, vivaci, mutabili e fecondi è il gergo parigino, noto anche por c-^scmo. por ragioni

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