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il bacio di lesbia 121

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Il bacio di Lesbia.djvu{{padleft:123|3|0]]E lo spruzzò di essenze orientali: non quelle segrete del suo nartecio.

— Clodio, Clodio mio, — gli mandò dietro ridendo —: una delle prime cose che tu devi fare, quando sarai padrone di Roma, è di profumare il popolo.


E Clodio entrò nella casa di Cesare e non fu riconosciuto per uomo.

Dunque Clodio era efebico come Dioniso, come Apolline dove le due nature sono congiunte a maggior perfezione. Non era come quei legionarii, quei gladiatori romani a cui gli scultori fanno fasci di muscoli credendo farli più romani.

Se Clodia gli assomigliava, era dunque anche lei efebica e androgina. Certo era di strana perfezione perché altrimenti Catullo non avrebbe trovato da criticare tutte le altre donne per lodare lei sola. Era ella come i nostri angeli, che pure essendo maschi, hanno grazia e mollezza feminile.

Ma non appena partito fu Clodio, Clodia si riscosse. Giacevano a terra il sago, il pugnale, i calzari del fratello. Si spogliò Clodia dei suoi abiti, indossò quelli. Si copri di una paenula da viaggio che tutta l’avvolgeva, nascose la chioma sotto un largo petaso, chiamò

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