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126 alfredo panzini

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Il bacio di Lesbia.djvu{{padleft:128|3|0]] l’aiuto della scienza, la cura contro la superstizione. Ma siccome cancellata che sia una superstizione, ecco ne viene fuori un’altra, cosi accade che bene e spesso anche i potenti, anche il Senato, sono costretti a ubbidire alle superstizioni del popolo. Era la prima volta che i misteri della Dea Bona venivano profanati. Paurose voci correvano per Roma che quella offesa alla Dea delle virtù feminili era il segno celeste della caduta della virtù. Per i Romani la virtù era una cosa molto seria e molto complessa: non era soltanto un pregio evangelico. E in fatti, stando a quello che dicono gli storici, da quel tempo in poi i misteri della Bona Dea si mutarono in orgie invereconde. Il popolo, insomma, domandava un colpevole. La fazione di Clodio negava che lui fosse colpevole.

Clodio diceva: «Se è necessaria una vittima, ecco l’agnello sull’ara che è pronto al coltello del sacrificatore; ma voi sapete ch’io nel giorno sacro alla Dea Bona non ero a Roma, ero a Capri a cacciare le allodole che col primo di maggio arrivano dal mare».

Il processo dei misteri profanati assurse a tanta importanza che tutte le storie di Roma ne sono piene. Il Senato si costituì in corte suprema di giustizia.

Clodio si presentò a fronte alta a quel tribu-

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