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148 | alfredo panzini |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Il bacio di Lesbia.djvu{{padleft:150|3|0]] crudeltà che furono poi celebrate in tragedia sin da poeti a noi vicini, cosi Clodia avrebbe soppresso quel Celio con quella acquetta tofana, detta anche manna di San Nicolò, che fu la preferita delle avvelenatrici.
Queste reminiscenze letterarie di Medea e di Clitemnestra, come in un carme alessandrino, sono sospette.
Per quel che riguarda Celio, si può anche ammettere: un uomo che mette in piazza una dama può meritarsi la contro-partita.
Ma Clodia aveva proprio necessità di liberarsi del buon Metello? Che Metello Celere fosse uomo integro è cosa certa, ma che fosse cosi avveduto nelle faccende coniugali, si da doversene lei liberare, non sembra.
Occupato nel reggimento della cosa publica, non poteva veder tutto e se anche vedeva, non era terribile come furono i mariti dell’evo medio.
Pare, anzi, che poco vedesse e meno capisse nelle faccende intercorrenti tra sua moglie e Catullo. Ce lo dice Catullo stesso in una sua poesia.
«Quando lui era presente tu, o amor mio, parlavi male di me. Ciò gli faceva tanto piacere. Ma come è scemo! Se lei non avesse parlato niente di me, allora si ci potevi credere che lei non era innamorata e non pensava a