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il bacio di lesbia 179

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Il bacio di Lesbia.djvu{{padleft:181|3|0]] non ti pregherà più. Allora tu ben ti pentirai quando non sarai più pregata. Ahimè per te, cattiva che sei! Che vita sarà la tua? Se io non vengo a te, chi verrà che ti ami come me? A chi sembrerai cosi bella come sembri a me? Chi sarà il tuo amante? Di chi dirai tu di essere amante? A chi darai i tuoi baci, a chi morderai coi baci le labbra?».

Quando si fu accorto di queste incongruenze, diede ordine al cameriere di bèrselo lui il falerno, o di buttarlo via. Strappò una bellissima toga cosi da rendere impossibile l’uscir decoroso di casa.

Queste dicerie su Catullo erano intanto arrivate agli orecchi di Clodia, alla quale Catullo aveva, per tal modo, fatto la peggiore villania che uomo possa fare a signora di mondo.


Una delle faccende più intime e delicate che ogni donna conosce già per istinto, ma che fu poi trattata dottamente da Ovidio nei suoi Amores, consiste nel tempo, nel modo, nel luogo dell’abbandono che la donna amante fa dell’uomo amante. Una donna, specie di gran vita galante, è lei che pianta, e non si fa piantare. È lei che sa quando, e come, e dove, e se pianterà. Una donna poi, oltre che bella, anche intelligente, non si farà mai battere su questo terreno: ne uscirebbe disonorata co-

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