< Pagina:Panzini - Il bacio di Lesbia.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
18 alfredo panzini

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Il bacio di Lesbia.djvu{{padleft:20|3|0]]

Orazio, pur uomo savio e moderato in tutto, si recava qualche volta a far visita a queste damigelle; e a Pyrrina la bionda, e a Myrrine la profumata, e a Leuconoe la bianca, e a Làlage la chiacchierina, e dava assennati consigli per il bene loro e della patria.

Come è? Come non è? Mi par di vederlo in casa di Pyrrina la bionda. Ella si adorna allo specchio. Si profuma, si pittura, si fa pettinatura da ragazza per bene.

— Va, va che ti conosco — , dice Orazio — io so quello che c’è sotto quel visetto sereno. Che spaventosi temporali! Per chi ti fai bella, o sirena? Chi è il giovane galante che ha preso il mio posto e t’aspetta giú nel roseto? Ah, come lo farai soffrire! Poverino, poverino!

E poi va dalla signorina Lidya.

— In nome di tutti gli Dei, — esclama Orazio, — vi prego, o bella dama, di non rovinarmi quel bravo giovine. Non cavalca piú quei terribili cavalli che hanno bisogno di freni tremendi: non si butta piú nel Tevere a nuoto. Non frequenta piú la palestra, ha abbandonato lo sport guerriero nel campo di Marte. Non fa piú i massaggi! Trascura il pentathlon!


Lui, Orazio, può frequentare quelle case e quelle dame con relativa immunità. Sembra di-

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.