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il bacio di lesbia | 213 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Il bacio di Lesbia.djvu{{padleft:215|3|0]] fatto suonare né trombe né campane, è andato loro incontro e li ha accolti con festività senza aver dietro di sé la posterità. Si affaccia su la soglia e dice:
— Quel vascelletto che snelletto e leggero voi vedete, o amici, si vanta di essere la velocissima fra tutte le navi. Vien dal Ponto Euxino, ove si innalza la nera selva di Cibele.
A questo azzurro lago è arrivato. Selva chiomata esso già fu sui monti. Attraversò le grandi onde. Non credete a me? Non credete a lui? Domandàtene al mare Egeo, all’Ellesponto, all’Adriatico, che quando dice sul serio è ben terribile. Ah, il buon fasello! Mi ha condotto sino alla soglia della casa mia. Se ha travagliato, ora è pensionato sotto la protezione dei grandi cavalieri del cielo: gemello Castore, gemello Polluce. Ora riposa in questo limpido lago. Ora riposa in questo tremulo specchio. Giorno verrà, e per le lontane acque suo viaggio riprenderà. Banchettate, gioite, amici. Catullo è ritornato.
E fu un ben giocondo banchettare!
Catullo domandava:
— Queste vivande sono state cucinate e cotte sopra il nostro focolare?
— Si, o nostro signore —, rispondevano i servi