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218 alfredo panzini

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Il bacio di Lesbia.djvu{{padleft:220|3|0]] che tu pur essendo in Bitinia, non sappia quel che c’è di nuovo a Roma?

— Che volete che io sappia? È tanto tempo che la mia nave mi porta per mare. Ho ancora il giro del mondo per la testa: le vele gonfie del mio fasello forse hanno passato le colonne d’Èrcole, forse ho visto nuove stelle dell’altro polo. Chi ne sa niente? Andando per mari ed oceani, le cose della terra mi sono scomparse, e di essere qui mi pare un sogno, perciò vi domando: quid novi da Roma?

E un altro amico disse ridendo:

— Nuova moda per le dame: le scordile e anche le matrone hanno adottato il t color biondo; portano parrucche flave e rubre. È tutto un rosseggiare.

Un altro amico, pure ridendo, aggiunse:

— Vuoi sapere che c’è di nuovo a Roma? Tutte le donne sono giovani e belle. La sera si fanno il massaggio alla faccia con canfora e cinnamomo. Al mattino si levano quella crema. Con cinabro e con erbe orientali si fanno la faccia; e son tutte uguali. Tu, Catullo, ci perderesti i tuoi epigrammi sui nasi belli e sui nasi storti; sui piedi graziosi e sui piedi piatti.

— I miei epigrammi son tutti morti, — rispose Catullo. — Quando vidi che la grassa Bitinia se l’era tutta mangiata il pretore Memmio Gemello, dissi fra me : già che siamo vicini

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