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il bacio di lesbia | 29 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Il bacio di Lesbia.djvu{{padleft:31|3|0]]Orazio — , ci avrei pensato a prendere moglie.
— Bravo, Orazio, non rimandate questa bella decisione ad kalendas graecas. Da genitori buoni e forti nascono alla patria figliuoli forti e buoni. L’avete pur detto!
— Già, la bontà c’è: ci sarebbe l’intenzione di continuare la stirpe di mio padre: ma è la gotta..., la terribile gotta.
— Bagni freddi e lattuga cotta a lesso, — disse Augusto. — La conosciamo la vostra sobrietà contadinesca: me pascunt olivae, me cichoreae, levesque malvae. Diàmola per vera. Io, invece, sul serio! E mi trovo bene per la prudenza del mio medico Antonio Musa. Ma vi regalerò un rècipe piú prezioso di Antonio Musa: la volontà. Io sono guarito con la volontà. Antonio Musa ne è meravigliato.
— Grazie del consiglio. Proverò, — rispose Orazio; — ma c’è di peggio, oltre alla gotta: temo anche di essere condannato al celibato...
— Oh, che diamine mi state dicendo? — esclamò Augusto.
E Orazio disse:
— Disgrazia, o Augusto! Non vedete? Sono obeso. Obeso e di mediocre statura. Non sono adorabile. Per di piú a me mi ha rovinato Ovidio; dal giorno che lui ha proclamato che ogni amante ha il dovere di essere pallido, nessuna damigella di buona famiglia