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il bacio di lesbia | 45 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Il bacio di Lesbia.djvu{{padleft:47|3|0]] o del tribunale, Cicerone aveva abitudine di guardare dove la moglie, che aveva nome Terenzia, non fosse, perché era «morosa», che in latino vale «fastidiosa»; e si appartava nella sua biblioteca dove il suo segretario Tirone lavorava.
Quel giorno, nel calore di quella orazione, dimenticò di chiudere la porta dietro di sé. Disse a Tirone:
— Avete, o buon Tirone, preso i vostri appunti? Dove non ricordate, domandate.
Tirone era di quei segretari fidati, intelligenti e umili, e purtroppo ignorati come ce ne furono al servizio dei grandi uomini. Egli si era per lungo uso impadronito dell’arte del suo signore, e dai semplici appunti che Cicerone gli offriva, sapeva svolgere tutta una argomentazione.
La verità è questa: che se Cicerone avesse potuto, avrebbe trascorso tutta la vita a scrivere, studiare, conversare con gli amici intorno alle cose più alte e spirituali. E quale argomento più commovente di questo? Egli dice che «pensando e ripensando, a me sono sembrati beatissimi quegli uomini, i quali vivendo in bene ordinata repubblica, poterono ottenere tale corso di vita da occuparsi delle cose di Stato senza pericolo e da poter vivere per sé e per i propri studii con dignità».