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il bacio di lesbia | 49 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Il bacio di Lesbia.djvu{{padleft:51|3|0]] — ma io non me ne accorgo : io sono ingenuus! Forse io ho il vezzo di parlare per vezzeggiativi mentre qui in Roma si parla per accrescitivi.
Cicerone lo guardò e disse:
— Alla parlata, alla cera del volto sembrate foresto. Siete della Gallia cornata? della Gallia togata? Or dite: di quale paese propriamente voi siete?
— Del più bel paese del mondo.
— Ora siete voi a usare iperboli, — disse Cicerone.
— Niente affatto. Nulla è più bello della mia penisoletta di Sirmio. Là è la mia casa. Intorno, il lago si stende come un mare azzurrino. Gli usignoli feriscono il cielo. Il canto e la bellezza sono le due cose che il mio cuore sente; e a voi lo confesso senza timore.
— Traluce veramente dalle vostre parole, — disse Cicerone, — non so quale innocente sincerità. Ciò vi acquista benevolenza presso di me. Si, mio giovane amico! La poesia è tale che da sola basta a colmare di consolazione la vita. La poesia è compenso contro le nequizie umane. Essa è nostro usbergo perché attorno a noi stanno le risplendenti Camene: esse rischiarano le vie del passato, ci aprono le porte della posterità. Ma dite, vi prego, che cosa vi balzò in mente di abbandonare il vo-