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78 alfredo panzini

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Il bacio di Lesbia.djvu{{padleft:80|3|0]] rimproverare perché fu lei la cagione involontaria di quel patimento: e non resta che piangere presso la croce del figlio, quale esso sia, come è significato per le parole sante: Stabat mater dolorosa iuxta crucem lacrimosa.


Or lui va solitario per la via dei Sepolcri: quell’Appia via per cui tanta storia passò e ripassò.

Saltellavano i passeri per la via davanti a lui: invisibili i rosignoli dagli allori e dai mirti mandavano grida gioiose e lamenti. Amaranti, rose, viole..., profumo di lei!

Un nome gli ricorreva : «Lesbia, mia Lesbia! O, amata quanto nessuna donna sarà mai tanto amata!»

Un giorno disse: «La odio e la amo. Se vuoi sapere perché, non te lo so dire. È cosi. È un martirio».

E li per li non s’accorse che erano versi dell’uomo alla donna, come quelli della donna all’uomo: «Se io lo contemplo, mi sembra simile a un Dio».

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