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il bacio di lesbia 93

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Il bacio di Lesbia.djvu{{padleft:95|3|0]] confondiamoli insieme: nessuno sappia i nostri baci.

Vedi gli occhi della perfidia, dell’invidia? Le streghe del malaugurio ci guatano. Ce li portano via, i nostri baci. Possono fare negromanzia e commutarli in sventura, e chiamare la morte. Viviamo, Lesbia e amiamoci. I vecchi brontolano? Lasciàmoli brontolare. Stimiamo le loro parole come una moneta frusta».


Nessuna offesa verso di te, buon Catone! Non c’è libidine nei mille baci. È l’uomo che dice a Venere eterna: salvami dalla morte! I Romani come disse il divo Augusto a Orazio, non temettero la morte, ma nemmeno la ignorarono! Dicevano serenamente ai morti: «Secondo l’ordine che Natura diede, tutti ti seguiremo». Dicevano: «Sante siano le volontà dei morti». Non costruirono necropoli, non catacombe; ma lungo l’Appia via elevarono i loro sepolcri. Gli Dei Lari udivano il passo delle legioni. Lampade votive ponevano ai morti.

Re Alessandro pure non temette la morte, e affrontava festoso i colpi di spada nelle battaglie. Ma quando ebbe varcato il fiume Indo, e uomini nudi e spaventevoli gli apparvero, dicendo: «Che cerchi, Alessandro?

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