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Capitolo XI.

Giulio Cesare.

Questo Cristo — pensava Beatus uscendo dalla chiesa — per quanto lo chiamino il re degli umili, rappresenta sempre un grande impedimento per questi onesti bolcevichi. Essi sono lanciati all’assalto, conquistano una posizione, ma Cristo è sempre più in alto. È irraggiungibile.

In questo pensiero, si trovò su la piazza del mercato: tutta soleggiata. Era mezzodì. In fondo si vedeva un arco romano, e nella piazza c’era un piedestallo che ricordava che per lì era passato Giulio Cesare; un uomo straordinario per tante ragioni, e anche perchè ebbe l’abilità di prendere dolcemente i bolcevichi del suo tempo per le narici fumanti e ricondurli per qualche secolo ancora all’ovile. Era figlio di Venere, Giulio Cesare; o almeno lui lo diceva.

Ma rapidi squilli scossero Beatus. Si appressavano. In fondo alla via soleggiata, vide

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