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Beatus fece no, con la testa.

Poi lentamente aggiunse, levando la piccola mano:

— I fessi d’Italia, vivi e morti, non lo permettono.

— Ma non dica sciocchezze!

E il volto del giovane si sconvolse e apparve brutto.

— Senta, caro, — disse Beatus sollevandosi alquanto sul canapè, — senza che lei dica altre sue laide parole che mi disgustano, lei è più robusto di me, mi prende, lì c’è la finestra. Lei mi butta giù; ma io non firmo.

Il giovane si contorse e Beatus si rimise sul canapè.

— Per Dio, — disse il giovane, — le tira lei le parole.... Ma parli franco: dica che si vuol cavare una vendetta personale.

— Oh oh! — fece Beatus levandosi ancora.

— Ma sì, sì. Lei vede il giovane che sorge, che si afferma, che si fa un nome....

— E io ho invidia! — interruppe allora Beatus. — Ah, io ho invidia di lei.... Oh, infelice! Io invidio il suo nome! Lei vuol dire

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