< Pagina:Panzini - Il mondo è rotondo.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

— 177 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Il mondo è rotondo.djvu{{padleft:189|3|0]]

E Beatus vide le parole del poeta, che correvano alate:

«La forza dell’uomo rapisce la tenera vergine. Già appare la sposa novella. Cinta ha la testa di maggiorana; ha il giallo manto, e il piede di neve è retto dal rosso calzare. Le fiaccole nuziali, nel vespero, scuotono le chiome d’oro.» Canta, per la notte, il grande inno d’amore! Ma l’impeto d’amore trapassa e si placa per la fecondità e per la prole come per attimi meravigliosi: «O uomo, io voglio che un pargolo, dal grembo della madre sua, porgendo le tenere mani, a te dolcemente sorrida dal semiaperto piccolo labbro».

Lì era il padre che respingeva il nascimento; la madre che guardava quel nascimento come un tumore, di cui aveva chiesto al medico l’estirpazione.

    «Beatus — disse il campanelluzzo a Beatus — bada che allora si trattava di popolare il mondo, e oggi siamo in troppi».

    — E adesso come si rimedia? — domandò Beatus.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.