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«C’è molto pericolo a traversare lo stretto di Messina?» domanda il terzo signore.

«È un rischio come andare in guerra! Ogni terzo giorno i tedeschi silurano un ferry—boat; anche se i giornali non lo dicono. Noi si è avuta la fortuna di avere avanti di noi un ferry—boat carico di truppa. Hanno silurato quello e noi fummo salvi».

Ma è freddo, veramente freddo. «Io sono tutta zuppa! — dice la signora dell’ombrellino. — Questo signore — indica Beatus — ha avuto giudizio».

Sì, Beatus conservava il giudizio di portare sempre con sè un pastrano di inverno. Ma quell’ombrellino oscillante contro i suoi occhi, gli era tedioso. Cedette il posto d’angolo alla signora e uscì nel corridoio. Lì pioveva con violenza anche maggiore e poi c’erano scorribande di gente. Beatus si rifugiò nella latrina, dove pioveva meno. Guardava i rubinetti che ai tempi della pace versavano acqua fredda e calda, come la fonte presso Troia. La versavano con cortesia in tutte le lingue: warm, kalt. Ora si versa sangue! Ma un urto violento aprì la porta.

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