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Aquilino avrebbe voluto dire qualche cosa; per esempio, tornar sopra le fandonie di Muzio Scevola: ma quel mi pare fu proferito in modo da far capire che se essi due, materialmente, si trovavano a pochi metri di distanza, realmente la distanza era sì enorme che era inutile parlare.
Ma perchè un tale sgarbo?
La marchesa aveva presentato Aquilino a quel signor commendatore che aveva fatto la campagna contro il de bello gallico di Giulio Cesare.
La parola di quell’altero signore era adorna e correttissima come le sue vesti; ma egli non fu corretto con Aquilino.
All’atto della presentazione, tirò un fendente con un’occhiataccia di traverso e aveva detto: — Felicissimo!
Parve dire: felicissimo quel giorno* in cui le potrò fare del male.
Perchè poi?
Questo sgarbo tolse al giovane la voglia di venire a qualche spiegazione sugli esercizi latini e su Giulio Cesare.