Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
Capitolo XIII.
La cura di Mitridate.
Aquilino andò in cerca di quel poeta per domandargli un poco di bùssola per navigare. Sentiva di essere entrato in mezzo a correnti marine; e la sua navicella, benchè tanto innòcua, si trovava sotto minaccia. Fors’anche qualche mina subàcquea. Già! La verità partorisce l’odio, e V osservanza partorisce gli amici. Ma non sempre possiamo seguire le sentenze dei savî.
Trovò quel poeta di pessimo umore, e prima di farlo parlare di quello che l’interessava, lo dovette seguire per tutta la cucina del gran ristorante della letteratura combattente. «Guardate che pèntole! che intìngoli! E il pubblico, più la roba è sporca, più mangia. Ed io sèguito a fare dell’arte pura!»
«Dio, che male anche quello della gloria — pensava Aquilino — che muta in aceto quel poco di zucchero che ha l’uomo».
Forse era per questo che il vecchio bibliotecario soleva ripetere: Dòmine dà mihi nesciri